3 VOLTE VERGOGNA. PER LA CAMPANIA, PER L’ITALIA E PER L’EUROPA. 3 VOLTE VERGOGNA PER ESSERE STATO COMMISSARIO STRAORDINARIO,PRESIDENTE DELLA REGIONE E INCOLLATO ALLA POLTRONA

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Una risposta

  1. zotti maria scrive:

    se ti uccide un finanziere non si dà la notizia …..alla nazione! Una vita spezzata, una famiglia distrutta. Una tragica vicenda che ancora ha dei lati oscuri su cui è necessario fare luce. La pace del cuore spesso passa dalla chiarezza dei fatti accaduti e da una forma di rispetto che deve dare giustizia. Vito Daniele, mio marito, avrebbe compiuto 37 anni il 10 agosto, insieme avremmo festeggiato il nostro 12esimo anniversario di matrimonio il 12 settembre. Adesso, invece, io e i nostri tre bambini non avremo candeline da spegnere o festoni da attaccare alle pareti di casa, ma solo il ricordo dei sorrisi vissuti insieme, lacrime da asciugare e a me il grosso peso nel cuore di come spiegare ai miei piccoli dove e come è finito il loro papà? Era venerdì, quando, come ogni fine settimana, mio marito tornava a casa, dopo aver lavorato una settimana a Roma. Impiegato ragioniere di una multinazionale. Stanco e logorato ormai dai continui può la morte indossare la divisa della finanza e spezzare la tua vita? chissà com’eri felice pensando al volto della tua mery,agli odori della tua casa ai tuoi bambini Giacomina(11) ,Leonardo(8) e Annarita(3) che di li a poco avresti ritrovato. l’ultima volta che hai abbracciato mia sorella hai appoggiato il viso al suo e gli hai detto che partivi solo per loro per non fargli mancare niente poi sei rimasto in silenzio per pochi minuti hai salutato e sei andato via.Chi deve proteggere ha ucciso e mentito perche nessuno ha accolto il dolore dei cari di Vito che sono stati lasciati a piangere in macchina fuori dall’obitorio tutta la notte perché sono arrivati "tardi". noi che abbiamo amato e conosciuto Vito ,siamo sconvolti no chi lo ha fermato su una corsia d’emergenza di una strada pericolosa in autostrada .nessuno ha espresso solidarietà alla moglie e ai figli e ai genitori di un onesto impiegato che andava da bari a Roma per lavorare. viaggi di lavoro. Era solo per noi che ogni lunedì mattina partiva per la capitale per poterci mantenere e per permettere ai nostri figli la vita che meritano. Questo il mio ultimo ricordo. Quello che poi si è rivelato il suo ultimo saluto. Prima di partire, ancora a letto insieme, alle 4 di mattina di sveglia, appoggia il suo viso sul mio per portare con sé il calore della moglie, per un’altra settimana di solitudine e sacrificio. “Parto solo per voi, perché non riesco più a starvi lontano”. Queste le ultime parole che mi ha rivolto. Una tristezza che ora per me diventa angoscia di nostalgia. Un’assenza che per i nostri figli diventa vuoto incolmabile che spero possa riempirsi della forza della fede. E’ stato fermato dalla Guardia di Finanza, in un posto di blocco stranamente posizionato sulla corsia di emergenza, in una curva della A16, esattamente al KM 65.500, nel Comune di Pietradefusi. In qualche giornale è stato scritto che l’impatto con il camion è avvenuto quando ormai mio marito aveva terminato i controlli. Se, però, cosi fosse non si spiegherebbe il perché i documenti non erano in mano con lui, al momento dell’impatto, al contrario sono stati trovati perfettamente intatti. Perché un posto di blocco in un luogo così pericoloso? Come e cosa è accaduto davvero? Come è possibile che un normale controllo di routine si trasformi in una tragedia? Domande che devono trovare una risposta, perché troppi interrogativi si affollano e rendono difficile farsi una ragione. Giacomina di 11 anni, Leonardo di 8, Annarita la più piccolina che avrebbe fatto 3 anni il 15 luglio, ricorderanno loro padre come un uomo capace di sacrificare se stesso e di mettere la propria felicità al secondo posto per il loro bene. Erano 21 anni che ci conoscevamo. La sua morte è avvenuta alle 14 circa del 9 maggio, ma la notizia dell’accaduto mi è arrivata solo alle 18, quattro ore dopo, quando i vigili sono venuti ad avvertirti. Insieme a mia madre sono partita per andare a vederlo, ma al momento del mio arrivo all’obitorio mi è stato detto che ormai era troppo tardi per le visite e che saremmo dovuti tornare la mattina dopo. Una notte passata in bianco in macchina, nell’attesa che il nuovo sole portasse più umanità a qualche cuore, forse, poco attento alla sensibilità altrui e troppo rigido alle formalità, anche in momenti simili. È inutile cercare di descrivere i miei sentimenti a quella vista. Non ho mai incontrato il comandante delle Fiamme Gialle di Avellino, come si legge in qualche articolo di giornale. Il suo cordoglio e la sua vicinanza non ha neanche sfiorato di striscio la nostra famiglia. Non si dubita certo della sua sensibilità e solidarietà verso i propri uomini e i loro possibili sensi di colpa, ma certamente noi non abbiamo avuto la sua vicinanza né il suo cordoglio. Cosa c’è dietro questi fatti e cosa è successo davvero, deve essere ancora chiarito e noi aspetteremo finchè ogni dubbio non troverà una spiegazione ragionevole. Maria Zotti

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