“Bisogna rivedere il nostro sistema degli ammortizzatori sociali. Al momento è ancora troppo frammentato e lascia troppi lavoratori senza adeguata tutela”. A dirlo è il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi,
precisando comunque che l’attuale governo in materia ha già fatto
tantissimo. A suo avviso, però, una adeguata riforma porterebbe
“benefici per l’efficienza produttiva, la tutela dei lavoratori,
l’equità sociale”. E questo oggi è “il prerequisito per un’estensione
della flessibilità del mercato del lavoro a tutti i suoi comparti”.
un passaggio della lectio magistralis tenuta in occasione della laurea
honoris causa ricevuta dalla Facoltà di Statistica dell’Università
degli Studi di Padova, l’inquilino di Via Nazionale, pur lodando
l’impegno del governo e i buoni risultati ottenuti in questo momento di
crisi, ha sottolineato che allo stato attuale “circa 1,2 milioni di
lavoratori dipendenti non avrebbero copertura in caso di interruzione
del rapporto di lavoro”. Una cifra elaborata partendo dai dati Istat e
Inps, a cui, ha aggiunto Draghi, vanno aggiunti “450mila lavoratori
parasubordinati che non godono di alcun sussidio o che non hanno i
requisiti per accedere ai benefici introdotti dai provvedimenti del
governo”.
Questo perché, secondo Draghi, “il sistema italiano
di ammortizzatori sociali, nei suoi tratti di fondo, si basa su uno
schema assicurativo generale con un grado modesto di copertura,
l’indennità di disoccupazione ordinaria, e su uno schema settoriale, la
Cassa integrazione guadagni, essenzialmente limitata ai comparti
industriali, cui si aggiungono altre misure come l’indennità di
disoccupazione a requisiti ridotti”. Ne consegue – dice Draghi – “una
copertura assicurativa estremamente eterogenea per settore, per
dimensione di impresa e per contratto lavorativo. Il Governo ha
fronteggiato questa situazione operando sugli strumenti esistenti,
estendendone temporaneamente la copertura e ammettendo deroghe ai
criteri di accesso e durata”. Ora invece, per il governatore bisogna
passare ad un successivo step: la riforma.