A Napoli l’autovelox non sarà repressivo
Autovelox sì, ma con misura. La guerra al superamento dei limiti di
velocità si faccia pure con i laser, ma con un limite chiaro: che non
sia «repressione», ma trasparente «prevenzione», niente più multe
selvagge ma educata persuasione. Basta agli agguati dietro le curve,
dentro la vegetazione, appesi al palo della luce, dove sembra di capire
(leggendo i commi) che le polizie campane si divertono a installare
macchinette spolpa-automobilisti.
La legge regionale 10/2009,
approvata l’estate scorsa dal Consiglio della Campania all’unanimità,
traccia per la prima volta le linee guida (anzi, le «Finalità» come
titola pomposamente all’articolo 2) dell’«uso consapevole» del laser
meno amato dai patentati: «Ai fini del corretto utilizzo, gli
apparecchi di misurazione della velocità devono essere impiegati
esclusivamente a scopo preventivo e per indurre una maggiore
consapevolezza dell’uso dei mezzi di trasporto». Se non fosse ancora
abbastanza chiaro il concetto, il legislatore campano indugia in un
ultimo, lapidario comma: «Non è consentito l’uso repressivo di tali
apparecchi». E se l’equazione semantica repressione=sanzione ha ancora
un significato, sembra di capire che la Campania sia l’unica regione
“de-autovelocizzata” per legge propria.
Eppure il proponente di
quella legge, forse una delle poche di cui gli italiani non farebbero a
meno, non la pensa esattamente così: «L’idea – dice il consigliere
Paolo Romano (Pdl), capogruppo dell’opposizione – è di dare una regola
alle amministrazioni locali della Campania su un tema, anzi, su un
nervo scoperto: gli autovelox non servono a fare cassa ma a sviluppare
la coscienza civica e civile di chi guida un mezzo a motore». Quindi,
come recita la norma, «per assicurare il perseguimento ottimale delle
finalità di cui alla presente legge, tutti gli apparecchi devono essere
installati esclusivamente a livello stradale, con esclusione di pali
per la sopraelevazione» e di altri mezzi «per la mimetizzazione e
l’occultamento».
È lecito sospettare che così si ottiene l’unico
risultato di far rallentare gli Alonso del Golfo solo nei trecento
metri di rettilineo annunciato e protetto? Non secondo il consigliere
Romani: «Noi dobbiamo educare gli automobilisti a comportarsi bene, e
non invece a essere rapinati da amministrazioni voraci e con bilanci in
dissesto».
Nel coro di consensi alla norma salva-(curve)paraboliche,
l’unica voce dissonante è quella dell’ufficio legale della Presidenza
del Consiglio, che ha proposto ricorso direttamente alla Corte
costituzionale: invasione di campo, si ipotizza, considerato che in
materia di trasporti la competenza legislativa esclusiva è dello Stato,
senza spiragli per la concorrenza delle regioni. L’udienza si terrà a
fine aprile, ma al consiglio regionale – che ha già dato mandato
all’avvocatura di difendere la propria legge davanti alla Consulta –
non si scompongono: «È solo una questione tecnica molto specifica sulle
distanze della cartellonistica, il principio della non-repressività
dell’autovelox non è in discussione».
IL NODO
«Uso consapevole»
La legge 10/2009 fissa le finalità dell’ utilizzo degli autovelox:
«Solo a scopo preventivo e per indurre a una maggiore consapevolezza
dell’uso dei mezzi di trasporto». Escluso «l’uso repressivo»
Validità
La legge vale sulle strade regionali e quelle affidate in gestione alle province
«Incostituzionale»
La norma sarà al vaglio della Consulta a fine aprile: per il Governo è incostituzionale