Abusi su transessuale, arrestati due agenti
“Ci troviamo di fronte all’ennesimo squallido abuso di potere. Proprio coloro che dovrebbero garantire la sicurezza ed il rispetto delle regole diventano aguzzini. Troppe volte i carcerati vengono trattati in modo disumano, annullati della loro dignità. La prigione ha il compito, oltre a quello di punire, di recuperare i soggetti devianti, che subendo violenze ed abusi possono diventare un serio pericolo per loro stessi e per gli altri. Sono troppi i casi in Italia di crimini da parte degli agenti. Ormai il limite tra bene e male è stato completamente dimenticato. Numerosi, ricordiamo, sono anche i casi di morti sospette all’interno delle prigioni e di violenze continue e gratuite. Pretendiamo chiarezza, giustizia e pene esemplari soprattutto nei confronti di chi eleva a paladino della giustizia ma poi si dimostra il peggior criminal.”. Lo ha detto l’avvocato Angelo Pisani, Presidente dell’associazione NoiConsumatori.it, riguardo alla vicenda che vede coinvolti due agenti di custodia Salvatore Petrarca, 36 anni, e Ciro Turco, 45 anni, arrestati con l’accusa di aver abusato di una detenuta transessuale mentre si trovava nell’Ospedale psichiatrico di Aversa. Le ordinanze di custodia agli arresti domiciliari per i reati di violenza e concussione sessuale, mediante abuso di potere, sono state emesse dal gip di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della procura e sono state eseguite stamane dalla sezione di polizia giudiziaria del provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria. Avrebbero pressato l’internata transessuale per ottenere rapporti orali che sarebbero avvenuti, secondo l’accusa, senza utilizzare la forza ma approfittando dello stato di soggezione della vittima e in ragione della posizione di autorità rivestita dagli agenti. Uno degli episodi si sarebbe verificato nel corso di una perquisizione subita dal trans nella sua cella.
In una nota firmata dal procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Corrado Lembo, e dall’aggiunto Raffaella Capasso, si afferma che “le condotte ipotizzate appaiono di particolare gravità in quanto commesse nell’ambito di una realtà detentiva – come accertato nel corso di altre indagini sull’Opg di Aversa – assai più drammatica di quella carceraria”.