Abusivismo, scontri a Napoli e Ischia ma si va avanti con le demolizioni
NAPOLI – E’ iniziata la demolizione della villetta
a Casamicciola Terme, sull’isola di Ischia, al centro la scorsa
notte dei disordini tra polizia e manifestanti. Malgrado le
proteste dei cittadini, infatti, il tribunale di Napoli ha deciso
che l’abitazione deve essere demolita e ha dato il via libera alle
ruspe. In tutta l’area circostante è stato vietato l’accesso a
persone non autorizzate, stampa compresa. Per gli scontri di questa
notte nove dimostranti sono stati arrestati per resistenza e
lesioni a pubblico ufficiale. Sei agenti sono rimasti feriti. Solo
nell’isola di Ischia, dovrebbero essere abbattute 600 abitazioni:
questa è la prima villetta abitata che viene demolita.
“Stanotte non so dove andare a dormire, non so dove portare mia
figlia di quattro anni”, ha detto il proprietario, Giuseppe
Impagliazzo. “Se continua così dormiremo in strada. Siamo
disperati. Tutto questo non è giusto. Mi dicono che dovrò anche
pagare le spese di demolizione. Non ho un lavoro. Ora non ho più
una casa, dove prenderò questi soldi?”.
Anche a Napoli, nel quartiere Pianura, le ruspe hanno iniziato a
smantellare una villa abusiva in via Torciolano. Per evitare
incidenti l’operazione si è svolta sotto la protezione di un ampio
schieramento delle forze dell’ordine. Anche qui ci sono stati
momenti di tensione, quando un uomo è salito sul tetto
dell’edificio e ha cominciato a lanciare pietre contro i
poliziotti, ferendone tre. L’uomo, Michele Caparro, 42 anni,
parente dei proprietari dell’immobile, è stato arrestato.
Gli scontri a Ischia. Nel corso della notte circa 300
manifestanti avevano alzato delle barricate e affrontato, con il
lancio di pietre, 150 poliziotti e alcune decine di carabinieri
sbarcati da Napoli con l’ordine di demolizione. Era stata la
procura partenopea a disporre il provvedimento in seguito a una
sentenza passata in giudicato. Sospesa per qualche giorno dopo
manifestazioni pacifiche di protesta, è ora diventata esecutiva e
il clima si è fatto più acceso.
La demolizione doveva essere eseguita il 19 gennaio scorso, ma un
gruppo di cittadini aveva inscenato un “muro umano” davanti
all’accesso della casa da abbattere, e il procuratore aggiunto Aldo
De Chiara aveva prospettato una sospensione temporanea. Decisione
accolta con favore dal comitato che si oppone alla demolizione,
che, a detta degli organizzatori, sostiene una “battaglia sociale
per il diritto alla casa”. L’isola è soggetta a vincolo
paesaggistico e ambientale ed è spesso teatro di frane e
smottamenti che in alcuni casi fanno anche vittime. E ci sono
tantissimi edifici che rischiano di essere abbattuti, non solo
giganti di cemento ma anche comuni abitazioni.
Pochi giorni dopo, centinaia di studenti delle scuole medie
superiori si erano recati a Casamicciola per esprimere la
solidarietà alla famiglia Impagliazzo, destinataria del
provvedimento giudiziario. Un picchetto non ha praticamente mai
abbandonato l’ingresso alla casa, davanti al quale si è tenuta
perfino una veglia di preghiera. Due giorni fa, un corteo di circa
tremila persone aveva sfilato tra Lacco Ameno e Ischia, esponendo
striscioni e scandendo slogan.
Abusivismo, i dati di Legambiente. Secondo i dati
diffusi da Legambiente, in dieci anni in Campania sono state
realizzate 60mila case abusive, alla media di 6mila ogni anno, 16
al giorno. “Gli abbattimenti – ha detto Michele Buonomo, presidente
di Legambiente Campania – non fanno piacere a nessuno. Vorremmo che
non si arrivasse mai alla demolizione di strutture, ma quando si
tratta di manufatti abusivi occorre procedere non solo per lanciare
un segnale forte, ma anche per prevenire ulteriori violenze al
territorio”.
Già tempo fa l’associazione aveva segnalato la situazione a Ischia
come particolarmente delicata. “L’isola di Ischia – ha proseguito
Buonomo – è un territorio fragile dove sono continui gli
smottamenti che, come già accaduto nel maggio 2008 e la scorsa
estate, possono causare frane gravi e luttuose”. Secondo le stime
di Legambiente, “da Ischia provengono la maggior parte delle
richieste di condono edilizio dovute ad anni in cui le
amministrazioni locali hanno lasciato fare: basti pensare che il
67% dei Comuni campani sciolti per infiltrazione mafiosa, dal 1991
ad oggi, hanno tra le motivazioni proprio l’abusivismo edilizio”.