Accertamento Iva: l’imprenditore in nero è inchiodato dai clienti "interrogati" dalla Guardia di Finanza
Chi l’ha detto che nelle liti con il Fisco le
dichiarazioni dei terzi non contano niente? L’imprenditore in nero può
essere inchiodato da quanto riportato nel verbale della Guardia di
Finanza se le frasi raccolte nell’accertamento rovano riscontro. Lo
precisa la sentenza 3389/10 della Cassazione.
Il caso
E’ stato accolto il ricorso delle
Entrate. Da una parte ci sono le dichiarazioni dei terzi raccolte dai
verbalizzanti: i clienti dell’imprenditore edile che lavora in nero
riferiscono l’entità dei lavori commissionati e l’ammontare delle somme
corrisposte; dall’altra c’è il riscontro costituito dal ritrovamento di
attrezzature per le costruzioni nella disponibilità del soggetto finito
nel mirino del Fisco. E le frasi raccolte dalla Finanza costituiscono
un indizio come tutti gli altri elementi raccolti, a patto che però
trovino conferma in altre risultanze del verbale. Il contribuente, dal
canto suo, può produrre documenti che contengono dichiarazioni di terzi
che contraddicono ciò che emerge dal controllo fiscale. Secondo la
sentenza bocciata le dichiarazioni dei terzi dovevano essere prese in
considerazione, ma in un diverso procedimento probatorio da formarsi
con il reperimento di altri elementi nella stessa vicenda. Perché la
commissione tributaria regionale sbaglia a ribaltare la sentenza di
primo grado favorevole al Fisco? Il giudice d’appello nega valore
indiziario ai singoli elementi raccolti dalle Fiamme Gialle ma non
motiva sulle ragioni per cui essi non assumerebbero valore se valutati
nel complesso, ipotesi in cui potrebbero completarsi a vicenda.