Accordo Governo-Abi sui mutui: rata piu’ pesante nel lungo periodo
L’accordo tra Governo e Abi sulla rinegoziazione dei mutui a tasso variabile varato dal Governo (decreto legge del 21 maggio scorso) non ci convince. Il provvedimento si rivolge a chi ha stipulato un mutuo a tasso variabile per l’abitazione principale prima del 28 maggio 2008 (data di entrata in vigore del decreto), prevedendo una riduzione delle rate il cui ammontare è riportato a quello medio del 2006. Questo significa che la rata costante che ne deriva incorpora già i rialzi dei tassi variabili dovuti agli aumenti del tasso di riferimento della Bce iniziati a dicembre del 2005: per esempio, l’Euribor 1 mese (l’indice di riferimento della maggior parte dei mutui a tasso variabile) è passato dal 2,41% di gennaio 2006 al 3,64% di dicembre 2006. In pratica, siamo di fronte a una rinegoziazione di un mutuo a tasso variabile in un mutuo che resta a tasso variabile, ma a rata costante. Cosa ci guadagna il mutuatario? Secondo i nostri calcoli, ben poco nel lungo periodo: tutta l’operazione, infatti, porta a una riduzione della rata attuale (e nemmeno di tanto), ma rimanda semplicemente al futuro i maggiori oneri dovuti alla situazione di mercato (in quasi tutti i casi facendo pagare pure di più di quanto previsto dal piano di ammortamento iniziale). Lo stesso governo ha ammesso che questa possibilità è solo l’ultima spiaggia per coloro che non riescono a ottenere condizioni migliori in altro modo (con la normale rinegoziazione oppure con la portabilità tramite surrogazione). Tra l’altro l’accordo Abi-governo avrà effetto con le prime rate costanti solo dal primo gennaio 2009.
Il rischio che vediamo all’orizzonte è che il mercato dei mutui sia paralizzato dall’Accordo perché indurrà le banche a offrire solo questa possibilità con queste caratteristiche e il consumatore non avrà la possibilità di valutare anche gli altri strumenti a sua disposizione. In primis, proprio la surrogazione del mutuo a costo zero tanto poco amata dalle banche che, nonostante la legge, ancora non la applicano (come dimostra la nostra inchiesta). Il monito viene anche dal presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, che si è espresso sull’Accordo invitando le banche a offrire comunque condizioni migliori.
L’ambiguità delle banche è emersa anche nella recente dichiarazione del presidente dell’Abi, Corrado Fissola, a proposito dei mutui cartolarizzati: l’estinzione anticipata e quindi la sostituzione (con i relativi costi a carico del mutuatario) sarebbe l’unica soluzione per chi è in affanno con la rata del mutuo. Così l’Abi è uscita allo scoperto sulla vera prassi delle banche riguardo questo tipo di mutui dopo le false rassicurazioni sulla possibilità di surrogarli. In realtà anche per i cartolarizzati la legge prevede la portabilità.
Sarebbe stato meglio se il Governo si fosse concentrato maggiormente sulla portabilità del mutuo a costo zero, spronando le banche ad attuarla veramente a vantaggio anche della concorrenzialità oltre che dei mutuatari che hanno oggi – anche se ancora con molte difficoltà – la possibilità di scegliere operatori competitivi sul mercato trasferendovi a costo zero il capitale residuo del loro mutuo.
Abbiamo scritto al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, per esprimere le nostre perplessità sull’Accordo e per sollecitare l’attenzione sull’applicazione della portabilità a costo zero.