Acerra, parte la terza linea di produzione sessanta giorni per il collaudo finale
Acerra. Un tir carico di rifiuti viene sottoposto al controllo
anti-radiottività dai militari. All’esterno dell’inceneritore di Acerra
non ci sono file di autocompattatori stracolmi di immondizia, ma
nemmeno camion carichi di «ecoballe». C’è calma piatta lungo la strada
che conduce al primo impianto bruciarifiuti della Campania. L’altra
sera si è fermato di nuovo ed ieri mattina è stata riattivata solo la
linea tre. Per i tecnici della Fibe si tratta di manutenzioni
programmate per mettere a punto l’intero meccanismo prima del collaudo
finale e del passaggio di consegne alla «A2A», la società milanese a
cui è stata affidata la gestione definitiva del termovalorizzatore. Le
tre linee dal giorno dell’inaugurazione, lo scorso 26 marzo, funzionano
a singhiozzo ed è raro che brucino all’unisono per l’intera giornata i
rifiuti conferiti. Ma dal 14 settembre il primo inceneritore della
Campania è entrato con un’ordinanza del premier Silvio Berlusconi nella
fase cosiddetta tre, quella che precede di 60 giorni il collaudo finale
e la fine dell’esercizio provvisorio. Nemmeno il tempo di festeggiare
ed ecco che nelle prime ore del mattino l’impianto si è bloccato. Dai
camini delle linee due e tre sono fuoriusciti quantitativi fuorilegge
di monossido di carbonio e di carbonio organico totale. A rilevarlo è
stato il Sistema di monitoraggio delle emissioni montato sulle
ciminiere dell’impianto. «Si è trattato di un errore umano, ma nella
successiva mezz’ora abbiamo ripristinato le condizioni di sicurezza»,
assicurano i responsabili del termovalorizzatore. Ma l’Osservatorio
ambientale (l’organismo preposto al controllo) ha inviato una richiesta
di ulteriori chiarimenti anche alla luce che le normative vigenti
consentono uno sforamento massimo di appena 60 ore annue.