Addio taralli e birra sugli scogli!Vietato vendere alcolici in strada. I chioschi di Mergellina protestano!
Addio birra e taralli. Da ieri dalla Rotonda Diaz a Mergellina, per
placare l’arsura di chi mangia spuntini e stuzzichini in riva al mare,
solo acqua, spremute e coca cola. Lo ha deciso il Parlamento con un
divieto, previsto dalla legge comunitaria, che è entrato in vigore
ieri. L’intento è quello di contrastare l’abuso di alcolici. Ma la
notizia, che ha colto alla sprovvista i venditori ambulanti di cibi e
bevande del Lungomare, li ha anche gettati nel più grande sconforto.
Una sorpresa davvero amara per tutti i tarallari del Lungomare, già
provati dalle ordinanze che limitavano gli orari di chiusura. «Nessuno
ci ha avvisati, finiremo sul lastrico» dice Antonio Ramaglia che
gestisce un chioschetto con sua moglie Giuseppina. «Prima ci hanno
danneggiato con la chiusura all’una – aggiunge suo fratello, Luciano
Ramaglia, pure lui titolare di un chiosco – poi ci hanno concesso
un’ora in più e subito arriva quest’altra mazzata». Un commento quasi
unanime per i 18 acquafrescai riuniti in una cooperativa e i quattro
titolari dei camion per il ristoro mobile che sostano ogni sera tra via
Caracciolo e viale Dohrn. Non nasconde la sua preoccupazione anche
Mario Nacarlo, che da tre anni lavora in un altro chiosco insieme con
il titolare Gennaro Maresca: «Ho due figli di 6 e 13 anni, ho trovato
solo questo lavoro e, se non si vende più birra, chi comprerà solo
taralli? Quindi il titolare mi licenzierà». «Perché non pensano a
togliere di mezzo chi vende la droga? – si chiede Gennaro Izzo – a chi
facciamo male noi? Se non vendiamo più noi la birra arrivano subito
altri abusivi con secchi pieni di ghiaccio e alcolici». «Sarebbe stato
giusto vietare la vendita solo ai minorenni – aggiunge Gianni Di
Lorenzo, che gira con il suo camper vendendo panini e birra – ma con
questo caldo chi si compra la porchetta e beve acqua o coca cola?». Un
altro grosso timore è per le scorte. «E ora che facciamo con tutto il
carico che abbiamo già? – dice Rosario Castiglione, un altro
acquafrescaio – avevamo fatto acquisti che bastavano fino ad ottobre.
Speriamo che anche la Iervolino prenda le nostre difese come ha fatto
il sindaco di Firenze». «Speriamo davvero che ci ripensino – dice
Salvatore Boninsegna, detto «Pelè», portavoce degli ambulanti del
lungomare Caracciolo – altrimenti la nostra protesta sarà dura. Non ci
fermeremo davanti a quest’imposizione irragionevole e combatteremo in
ogni modo».