Aeroporto Capodichino: sequestro edificio interno
Lavori di restauro ritenuti senza autorizzazione della Soprintendenza,
scattano i sigilli nel cantiere all’interno dell’aeroporto di
Capodichino. Sono stati i carabinieri del nucleo tutela patrimonio
culturale ad intervenire nello scalo partenopeo: alcune attività di
ristrutturazione di un immobile antico – destinato ad ospitare uffici
della Gesac, società che gestisce lo scalo – sono stati infatti
considerati privi del via libera della Soprintendenza. Dopo un esposto
di alcune sigle sindacali, si è infatti mossa la Soprintendenza ai beni
culturali e ambientali, che affida il caso agli uomini del tenente dei
carabinieri Carmine Elefante. Una vicenda su cui occorre fare una
premessa: il sequestro dell’edificio all’interno dello scalo partenopeo
è solo un passaggio di una serie di accertamenti ancora in corso, in
una procedura che attende la replica da parte della Gesac. Decisiva a
questo punto l’udienza di convalida dinanzi al gip, il cui esito va
considerato tutt’altro che scontato. Ma in cosa consiste l’intervento
dei carabinieri a Capodichino? Il caso riguarda i lavori di
ristrutturazione della ex palazzina del demanio militare denominata «92
DPG», edificio storico in stile liberty, risalente agli anni ’30 del
secolo scorso. Una sorta di monumento dell’aeronautica della prima
parte del secolo scorso, una testimonianza della centralità dello scalo
partenopeo nei traffici aerei internazionali, che viene gestita nel
corso degli anni da enti differenti. La struttura, infatti, passa dal
demanio militare alla aeronautica civile, poi finisce all’Enac che a
sua volta l’affida in gestione alla Gesac. Da tempo, comunque,
l’edificio versava in condizioni di assoluto degrado. Tanto che la
Gesac decide di dare inizio ad interventi mirati. Da ottobre a marzo,
dunque, i lavori di ristrutturazione, con ripavimentazione e
ritinteggiatura. Spiega Sandro Mattia, direttore affari societari e
istituzionali della Gesac: «Non sono state variate la planimetria
dell’immobile, né ci sono stati stravolgimenti. Gestiamo quella
palazzina grazie a una serie di decreti interministeriali nei quali non
c’è traccia di vincoli imposti dalla Soprintendenza. Dimostreremo che i
nostri interventi non hanno violato l’impronta storica di un immobile
che versava in condizioni di degrado». Ma lo stop al cantiere preoccupa
non poco gli amministratori della Gesac: «Dalla prosecuzione delle
attività di ristrutturazione dipende lo spostamento degli uffici Enac,
nel frattempo ospitati in altre palazzine, ma anche il più ampio
disegno di ampliamento del terminal – spiega il direttore Mattia – Si
tratta di lavori decisivi anche per sbloccare fondi pon».