Agricoltori lanciano allarme, 250 mila aziende a rischio
La fotografia dell’Istat sui prezzi all’origine dei prodotti agricoli (meno 6,2 per cento nei primi tre mesi del 2010 rispetto all’analogo periodo del 2009) e sui costi sostenuti dagli agricoltori (più 1,8 per cento su base congiunturale) confermano un settore primario in grave emergenza. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, nel sottolineare che lo scenario “nelle prossime settimane si aggraverà ulteriormente vista la fine della proroga (31 luglio) della fiscalizzazione degli oneri sociali per le zone svantaggiate e di montagna e la mancata reintroduzione del “bonus gasolio” per le serre”. Già negli ultimi dieci anni – commenta la Cia – circa 500 mila imprese agricole, in particolare quelle che operavano in zone di montagne e svantaggiate, hanno dovuto chiudere. E dopo il nuovo crollo registrato nel primo trimestre, c’é il fondato pericolo che, se non si adottano precisi provvedimenti, nei prossimi tre-quattro anni, altre 250 mila aziende rischiano di cessare l’attività. “Siamo – conclude la Cia – in presenza di un quadro allarmante che, purtroppo, si continua ad ignorare. Serve, dunque, un cambiamento di rotta da parte del governo che deve riprendere le redini per un vero progetto di politica agricola, dando così vita alla Conferenza nazionale dell’agricoltura e dello sviluppo rurale, solennemente annunciata nel 2007 e poi lasciata cadere”.