Agrigento, ospedale sequestrato, deve essere sgomberato: troppa sabbia nel cemento
Militari della guardia di finanza hanno
notificato un provvedimento di sequestro cautelativo dell’intero
complesso ospedaliero San Giovanni Di Dio di Agrigento per gravi
carenze strutturali degli edifici che lo costituiscono tali da esporre
a gravissimo rischio sismico l’intero manufatto. Dovrà essere
sgomberato in un mese. Il dispositivo è stato emesso dal Gip Alberto
Davico, che ha accolto la richiesta del procuratore della Repubblica,
Renato Di Natale, dall’aggiunto Ignazio Fonzo e del sostituto Antonella
Pandolfi e eseguito dalle Fiamme gialle di Agrigento, al comando del
tenente colonnello Vincenzo Raffo.
L’inchiesta, con diversi indagati a diversi livelli di
responsabilità, è ancora aperta e sono in corso ulteriori accertamenti
disposti dai magistrati. Il legale rappresentante dell’azienda
ospedaliera è stato nominato custode dell’immobile sequestrato. Il Gip
ha concesso 30 giorni di tempo per l’adozione di provvedimenti a tutela
dell’incolumità del personale sanitario ed amministrativo e dei
degenti, compreso lo sgombero dell’intera struttura.
Sono 22 gli indagati. Il 5 marzo scorso la procura di Agrigento
iscrisse 22 persone, fra tecnici, funzionari, manager dell’azienda
ospedaliera, progettisti ed imprenditori, nel registro degli indagati
per l’inchiesta sulla qualità dei materiali usati per la costruzione
del nuovo complesso ospedaliero di contrada Consolida ad Agrigento. Tra
i reati ipotizzati l’associazione per delinquere, l’abuso di ufficio,
l’omissione di atti di ufficio, il favoreggiamento e la truffa.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore della Repubblica Renato Di
Natale, sembrò subito una indagine gemella a quella che aveva già
riguardato il cemento utilizzato per la costruzione di un padiglione
dell’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta.
Gli avvisi di garanzia, all’inizio di marzo, furono emessi dopo
una perizia disposta dalla procura dalla quale emersero le gravi
carenze nella qualità dei calcestruzzi usati per alzare, cinque anni
prima, la struttura. Le prove tecniche, cosiddetti «carotaggi»,
realizzate in ogni punto dell’ospedale San Giovanni di Dio avrebbero
evidenziato, in particolar modo, che il calcestruzzo utilizzato era
«depotenziato» cioè con una alta percentuale di sabbia e dunque fin dai
primi sondaggi non è mai stato escluso un alto rischio di crolli.
Il perito Attilio Masnata nominato dalla procura già alla prima
tranche di rilievi presentò una relazione tecnica preoccupante: secondo
il perito l’ospedale non poteva essere collaudato e doveva, dunque,
essere dichiarato inagibile. Fin dalle battute iniziali dell’inchiesta,
dopo i primi rilievi tecnici, la guardia di finanza di Agrigento e la
procura si erano detti in attesa degli esiti delle perizie per valutare
l’opportunità o meno di un sequestro della struttura.