Al concorso vince solo l’ignoranza
Al termine della correzione nessun candidato ha ottenuto una
valutazione di almeno 21/30 in entrambe le prove, necessaria per
l’ammissione all’orale». Quando nella bacheca del comune di Orbetello
sono stati affissi i risultati dell’ultimo concorso nessuno credeva ai
propri occhi: 24 candidati, tutti bocciati. Addirittura al primo turno,
allo scritto. Insomma, la commissione può tornare a casa, gli orali non
si terranno. E dire che in gioco c’era un posto di prestigio,
«istruttore direttivo amministrativo». Che non siamo in un Comune
qualunque, perché qui il sindaco è nientemeno che il ministro alle
Infrastrutture e ai Trasporti, il toscanissimo Altero Matteoli (Pdl).
Per
una volta in un concorso pubblico si potrà dire che non ci sono state
raccomandazioni. O forse non sono bastate nemmeno quelle. Orbetello è
una cittadina di 15 mila anime, sospesa sulla laguna a Sud di Grosseto.
E, si sa, tra i vicoli le voci fanno presto a diffondersi. Così in un
attimo è cominciata la caccia ai trombati, tutti regolarmente laureati
in legge. Pochi, però, sono di Orbetello, i magnifici 24 venivano da
ogni angolo d’Italia, tutti attirati dal miraggio del posto fisso
pubblico.
Ma ormai la storia suscita dibattiti, finisce
perfino sui giornali: 100% di bocciati, ma com’è possibile? Colpa della
commissione troppo severa? Ad ascoltare Angelo Ruggiero, segretario
generale del Comune, sembra proprio che no, che non fosse possibile
salvare i candidati. Nemmeno uno. Troppi gli errori. Di diritto, di
grammatica, di sintassi. Insomma, un’ecatombe, roba che anche in una
scuola elementare avrebbe costretto la maestra a riesumare la matita
rossa e blu.
Pare addirittura che tra i commissari qualcuno
all’inizio abbia pensato a uno scherzo. Ma, rigirandosi i fogli tra le
mani, ha capito che era vero: «Abbiamo controllato, c’erano i timbri»,
sorride un esaminatore, passandosi le mani nei capelli. «A volte,
giuro, non sono nemmeno riuscito a capire che cosa volessero dire
quelle frasi: erano un groviglio inestricabile di soggetti, oggetti,
verbi». Chissà, forse la commissione era composta da palati fini, però
certi svarioni era difficile non notarli. Roba che ti fa venire in
mente le elementari, quando la maestra raccomanda: «La terza persona
del verbo “avere” si scrive con l’acca davanti. Capito?… Egli ha».
Distrazione?
Può darsi. Se non fosse che, sui fogli consegnati alla commissione, gli
errori fioriscono come margherite. C’è per esempio chi ha coniato una
parola nuova: invece di «anomalo», ha pensato bene di scrivere «a
nomalo», staccato. E che cosa sarà poi questo «nomalo»? Sul dizionario
non ce n’è traccia: l’unica parola che gli somiglia è «noma», una forma
di stomatite. Poi è tutto un fioccare di «s» che prendono il posto
della «z». Gli aspiranti «istruttori» se fossero arrivati in Comune
avrebbero di sicuro sollevato una vera e propria valanga di
«eccesioni».
Vabbè, dirà qualcuno, non è il caso di essere
troppo cavillosi. In fondo l’essenziale, anzi, «l’essensiale» è che i
funzionari siano preparati. Il punto, però, starebbe proprio qui.
Chissà che cosa sarebbe successo se avesse vinto quel candidato,
secondo il quale «il sindaco è competente a dichiarare lo stato di
guerra». A Grosseto stanno già preparando le trincee per difendersi. Ma
a scorrere i compiti si scopre che gli aspiranti «istruttori», spesso,
confondevano assessori e consiglieri comunali. Una «bischerata», come
si dice da queste parti. Per non parlare di quelle parole che popolano
le pagine dei documenti amministrativi: delibera, determinazione,
legge, regolamento. Qui sembrano scelte in base al suono, all’effetto
che fanno.
Alla commissione, però, non hanno fatto un grande
effetto: tutti bocciati. E anche Angelo Ruggiero non l’ha presa bene.
Lui, che fa il segretario comunale, sa che basta spostare un virgola
per cambiare il senso di intere pagine, per aprire voragini in cui si
possono infilare ricorsi: «Questi neolaureati sono privi di
preparazione di base, non conoscono nemmeno la nostra lingua…
l’italiano, altro che l’inglese…, commettono errori di sintassi e di
grammatica. Se devono spiegare le competenze di un dirigente vanno nel
pallone», non riesce a trattenersi Ruggiero.
Eppure sono tutti
laureati. «Esami come questo sono una cosa seria, richiedono almeno
otto mesi di studio. Tanto per cominciare occorre avere una solida
preparazione di base e poi – aggiunge – quando esce il bando del
concorso in un paio di mesi la rinfreschi e approfondisci. Invece
queste persone studiano un paio di settimane e tentano la sorte». Ma
anche la pazienza della dea Fortuna ha un limite. Tutti a casa, quindi.
Il posto per adesso sarà assegnato a un dipendente del Comune. Poi
forse ci sarà un altro concorso, sempre che prima il sindaco di
Capalbio, dove regna ancora il centrosinistra, non decida di
conquistare Orbetello.