Alcol: otto milioni di italiani a rischio
italiani che nel 2009 hanno avuto almeno un comportamento di consumo a
rischio per quanto riguardo l’alcol. Questo dice la relazione annuale
che il Ministero della Salute ha inviato a dicembre al Parlamento:
parliamo del 15,8% dei connazionali sopra gli 11 anni (6 milioni e 434
mila maschi e 2 milioni e 20 mila femmine) e il fenomeno interessa
tutte le fasce di età ma in particolare il 18,5% dei ragazzi e il 15,5%
delle ragazze al di sotto dei 16 anni e circa 3 milioni di anziani.
– La relazione del Ministero denuncia il «passaggio a nuovi
comportamenti e abitudini che segnano un allontanamento dal
tradizionale modello di consumo mediterraneo». In sintesi, diminuiscono
le persone con consumi moderati e quotidiani e al tempo stesso
aumentano i consumatori, in particolare donne, che oltre a vino e birra
bevono bevande alcoliche e superalcolici con frequenza occasionale e
spesso fuori pasto. Per quanto riguarda il “binge drinking”, la
modalità di bere di origine nordeuropea che implica il consumo di
numerose unità alcoliche in un breve arco di tempo, ha riguardato nel
2009 il 12,4% degli uomini e il 3,1% delle donne e, spiega la
relazione, è ormai abitudine stabilmente diffusa, soprattutto nella
popolazione maschile di 18-24 anni (21,6,1%) e di 25-44 anni (17,4%).
Sebbene l’Italia occupi un posto tra i più bassi in Europa per consumo
annuo pro-capite di alcol e sia anche uno dei Paesi della Ue con il più
alto numero di astemi a «preoccupare» sono in particolar modo i
giovani e le donne. È questo l’allarme che viene fuori dalla lettura
della relazione inviata al Parlamento. «Preoccupa in particolare il
cambiamento avvenuto nell’universo femminile – scrive nell’introduzione
il ministro Ferruccio Fazio – che, pur restando inferiore a quello
maschile, tuttavia nelle generazioni più giovani vede una progressiva
riduzione delle tradizionali differenze di genere, fino a un
capovolgimento della situazione per le giovanissime al di sotto dei 16
anni, tra le quali il “binge drinking” risulta più diffuso che tra i
coetanei maschi». E preoccupante, evidenzia ancora il ministro, appare
anche la situazione dei giovani, «perché già a 18-19 anni la quota di
consumatori è vicina a quella media della popolazione e il consumo di
alcol appare molto diffuso tra i giovanissimi al di sotto dell’età
legale per la somministrazione (16 anni, ndr)».
– Restando in tema, il Ministero della Gioventù e l’Istituto Superiore
di Sanità hanno presentato a Palazzo Chigi il primo bilancio dell'”operazione Naso rosso“.
Risulta che il 34,6% dei giovani arriva in discoteca già con un tasso
di alcol nel sangue superiore al limite dello 0,5 concesso dalla legge
per poter guidare. A fine serata la percentuale di giovani sopra la
soglia dello 0,5 è aumentata al 44%, mentre quelli a tasso zero, che
all’ingresso erano il 33%, sono scesi al 16%. Conforta però che tra i
ragazzi che hanno dichiarato che avrebbero guidato dopo la discoteca la
quasi totalità è risultata inferiore al limite dello 0,5. «Questo vuol
dire che è aumentata la consapevolezza tra i giovani che, se devono
guidare, bevono con moderazione» ha detto il ministro Meloni.