Alcoltest: risultati non attendibili quando si assumono medicine
L’assunzione costante di farmaci, dovuta a malattie croniche, può falsare i risultati dell’alcoltest e rendere impugnabile la relativa sanzione. Lo ha stabilito la Cassazione, tornata a pronunciarsi su un tema da sempre controverso e discusso.
Chi voglia contestare i risultati dell’alcoltest deve fare ricorso al giudice e fornire una prova contraria a tale accertamento: per esempio, la sussistenza di vizi dello strumento utilizzato, oppure l’utilizzo di una errata metodologia nell’esecuzione dell’aspirazione.
Il giudice perciò non può accettare ossequiosamente le risultanze dell’etilometro senza dare la possibilità al conducente di proporre delle prove contrarie.
Nel caso di specie, la Cassazione si è trovata a valutare le possibilità che alcuni farmaci hanno di alterare gli esiti del cosiddetto “palloncino” e, a riguardo, ha assunto una posizione non di “certezza assoluta”, ma comunque probabilistica. Infatti, secondo i giudici della Suprema Corte, l’assunzione quotidiana di determinati medicinali (per curare una patologia cronica) potrebbe, almeno in teoria, indurre in errore l’alcoltest: è una “possibilità”, che tuttavia non deve essere scartata a priori. Di essa il giudice deve tenerne considerazione, consentendo alla parte di dimostrare ciò che sostiene e non può – così come invece era avvenuto nel caso concreto – rigettare le richieste di prova formulate dal ricorrente.
Dunque, nessuna certezza assoluta di poter vincere la causa. Ma certo il giudice non può impedire all’automobilista di provare una tesi del genere.