Anche se l’intervento è perfetto, in mancanza di consenso informato il chirurgo è responsabile
Il diritto del paziente a sapere cosa lo aspetta va rispettato: solo così il consenso non risulta viziato
Non conta che l’intervento sia stato eseguito in modo tecnicamente corretto: il chirurgo è sempre responsabile se prima del trattamento non ha rispettato il diritto al consenso informato, che costituisce una prerogativa fondamentale del paziente sotto il profilo dei valori umani. Lo ricorda una sentenza pubblicata il 28 luglio 2011 dalla terza sezione civile della Cassazione.
Black out informativo
Accolto il ricorso dell’ammalata, vittima di una lunga storia di malasanità con risvolti penali. Un conto è la laparoscopia e un altro la laparotomia: sono due interventi distinti e per entrambi il chirurgo doveva chiedere il consenso informato dalla paziente, anche se l’esito dannoso non dipende dall’imperizia o dalla negligenza del sanitario; mentre per il primo trattamento il consenso risulta richiesto, per il secondo non si può affatto affermare che la signora sapesse esattamente a che cosa andava incontro. Resta da capire perché debba ritenersi irrilevante il fatto che l’operazione effettuata contro i patti, e non dettata da motivi di urgenza, sia stata comunque eseguita a regola d’arte: la Suprema corte precisa che laddove vi sia un deficit totale di informazione il consenso del paziente non può dirsi regolarmente prestato. Sarà il giudice del rinvio a chiudere la controversia.