Apertura-flop del museo di Baia «Una gran brutta figura»
Museo chiuso per lutto. È successo domenica al castello Aragonese di
Baia dove ben trentotto, delle cinquanta nuove sale del Museo
Archeologico dei Campi Flegrei, non hanno potuto aprire per mancanza
del personale di sorveglianza. Nella notte era morto un collega e così
l’altra mattina al lavoro erano in tre su dieci. Troppo pochi per
consentire anche l’espozione dei reperti di Cuma, Baia, Misenum e
Liternum ai trecento visitatori che, ignorando il richiamo del mare
nella giornata praticamente estiva, avevano partecipato alla prima
delle cinque aperture straordinarie autunnali del castello. E che in
alcuni casi hanno anche protestato chiedendo la restituzione del costo
del biglietto. Uno spiacevole incidente o un’altra brutta figura per
una città e una regione che hanno un bisogno disperato di rifarsi gli
occhi, e le tasche, con il tursimo, la storia, la cultura? «Concordo
con lei. Un’altra brutta figura». Maria Rosaria Salvatore, da due mesi
alla Sovrintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei
è in ferie da qualche giorno ed ha appena appreso – nessuno del suo
ufficio ha provveduto ad informarla – della sgradevole domenica
dell’arte andata in scena al Castello. «Rimborsare il prezzo del
biglietto mi sembra doveroso ma non serve certo ad attenuare la brutta
figura. Anzi». E però. Però non ci sta la Salvatore a veder sparare
addosso ai suoi dipendenti. E a chi le riferisce che per l’assessore
regionale al Turismo Riccardo Marone «c’è un problema di eccessiva
tutela del personale dei siti monumentali» risponde decisa che il
personale di custodia è «sufficientemente tutelato», che la tutela di
un lavoratore non è mai «troppa». Troppo pochi, rilancia il
sovrintendente, sono invece i sorveglianti: «quello che è accaduto
domenica non fa che dimostrare che il personale non è sufficiente. Se
si continua così, meglio chiudere». Chiudere? Possibile che dopo tutto
quel parlare, e fare, per valorizzare i siti negati basti davvero un
lutto per mandare all’aria tutto? Non c’era modo, per esempio, di
sostituire il personale assente? «Chi domenica non era a lavoro ha
rinunciato ad una prestazione straordinaria e come tale retribuita.
Nessuno, quindi, è autorizzato a pensare che ci possa essere stato, da
parte dei custodi, un accordo per assentarsi tutti insieme. Sostituirli
era impossibile: cosa avremmo dovuto fare, chiamare del personale da
Pompei e spostarlo a Baia? La verità – risponde il sovrintendente – è
che se la coperta è corta c’è sempre qualcuno che rimane scoperto.
Anzi, proprio Pompei è la punta dell’iceberg di una situazione che in
Campania è disastrosa ovunque: nell’arco di trent’anni il personale si
è più che dimezzato e sarà sempre peggio perché chi che va in pensione
non viene e non verrà sostituito». «I siti museali sono una risorsa
fondamentale per la Campania» ha detto ieri Marone: come si può pensare
di chiuderli? «Io direi che se non c’è personale sufficiente, forse non
andavano proprio aperti. Ma la soluzione – conclude la Salvatore – era
stata trovata con l’accordo di programma che prevedeva per alcuni siti,
tra cui proprio il museo archeologico dei Campi Flegrei il passaggio di
gestione alla Regione. Perché questo passaggio non è mai stato fatto?».