Architettura, corso di laurea truffa il giudice ordina nuove indagini
Il giudice delle indagini preliminari Giuliano Castiglia ha disposto nuove indagini sul corso di laurea in architetto conservatore, un “corso truffa” secondo la denuncia di numerosi studenti: loro erano convinti di essere diventati per davvero architetti. D’altro canto, i documenti del corso di studi per “architetto conservatore” sembravano parlare chiaro, citando fra gli sbocchi occupazionali la “libera attività professionale”, con la possibilità di fare anche “progettazione e direzione dei lavori”. Invece, dopo la laurea all’Università di Palermo, 64 neo dottori hanno trovato una spiacevole sorpresa: il Consiglio dell’Ordine degli architetti non ha accolto la loro richiesta di iscrizione alla sezione che consente di esercitare la libera professione. Gli architetti conservatori hanno allora presentato un esposto.
Nei mesi scorsi, nel registro degli indagati della Procura era finito il presidente del corso di laurea, il professore Franco Tomaselli: il reato ipotizzato dalla Procura era quella di truffa aggravata. Nel mirino dell’inchiesta c’era il corso di laurea in “Conservazione e restauro dei beni architettonici e ambientali”, almeno quello della vecchia offerta formativa. Perché, dopo il pasticcio, il rettore Lagalla ha subito invitato a correre ai ripari.
Al termine delle indagini il pm Salvatore Leopardi ha chiesto un’archiviazione, a cui si sono opposti i laureati. E adesso il gip accoglie le loro ragioni, disponendo nuovi approfondimenti.
I neo architetti, assistiti dall’avvocato Michele Calantropo, restano sul piede di guerra e confidano nella decisione del gip. “All’esito delle indagini – dice il legale – se saranno individuati dei responsabili, valuteremo anche la possibilità di chiedere dei risarcimenti. Per potere svolgere l’attività di progettazione e direzione lavori, quella sbandierata nei documenti dell’Ateneo, molti dei laureati si sono dovuti iscrivere nuovamente all’Università, anche fuori Palermo, per conseguire un nuovo titolo. Con ulteriori costi e relativi danni”.
Fonte: palermo.repubblica.it