Ariano Irpino, loculi nuovi al cimitero ma troppo corti: e la bara resta sospesa
ARIANO
Una vicenda a metà (pure questa) fra De Filippo e Trilussa, che inizia
I necrofori alzano il feretro, lo poggiano all’altezza del loculo;
La voce del parroco scandisce l’eterno riposo, gli altri in
L’atmosfera gira dal lutto alla sorpresa, dal disappunto alla commedia.
«Una situazione assurda – denuncia il genero del defunto, Giancarlo
E scoppia la polemica. Che fare se il feretro rimane sospeso per aria?
Sul posto, pochi minuti dopo, arriva anche l’assessore Crescenzo
L’assessore Pratola, ingegnere, chiarisce: «Vorrei precisare che la
Animi placati ma il caso resta e suscita commenti. Ariano si ritrova a
Intanto qualcuno ricorda un precedente rimasto – anche quello – a
IRPINO (9 febbraio) – Sono tempi stretti, si tira la cinghia. Nel
cimitero di Ariano sono pure tempi corti, loculi inclusi. Colpa dei
venti di crisi che spirano sul Tricolle, tagliando le misure
all’estrema dimora. E Mario Salandra, buonanima, si ritrova con la
bara, dalla cintola in giù, fuori dall’urna.
secondo canone e sfiora la farsa. C’è il corteo, coi parenti in
lacrime; la benedizione e la commozione a incorniciare l’estremo
saluto.
provano a farlo scivolare all’interno, senza scossoni, un ultimo
omaggio alla salma.
controcanto, aspettando il sigillo: che non arriva. La bara non entra:
un segnale? È il caro estinto?
«È una storia di geometrie creative – si bisbiglia – di loculi a misure
ridotte venduti a prezzi allungati». I congiunti – giustamente – non ci
stanno, si rivolgono al Comune.
Guardabascio – Abbiamo chiesto al municipio cosa fare. Gli addetti mi
hanno risposto che non era un loro problema, che al massimo si poteva
tagliare la bara». Una replica inaccettabile, priva di logica e di
sensibilità. Se questa è la burocrazia, meglio metterci (tanto per
stare in tema) una pietra sopra. Il genero sbotta: «Ci siamo sentiti
presi in giro; un’offesa a noi e, soprattutto, alla memoria dello
scomparso. Siamo andati di persona nell’ufficio. Qui non hanno trovato
di meglio da fare che negare quanto affermato pochi minuti prima per
telefono. In più, ci hanno allontanato in malo modo».
Ritirarlo e attendere tempi migliori? Contestare a muso duro impiegati
e operai? E, vista l’aria che tira, con che risultati? Rapido consulto
e alla fine la decisione: la strada obbligata e andare a denunciare
tutto ai carabinieri. Detto, fatto. I militi, raccolte le dichiazioni
esasperate dei parenti, raggiungono il cimitero e constatano che quanto
detto corrisponde all’evidenza. La bara è lì, sospesa a metà, fra terra
e cielo.
Pratola, che cerca di stemperare le tensioni suggerendo (gliene va
datto atto) una soluzione al caso. Il feretro di Salandra viene
sistemato in prima fila, rispetto al quinto piano dov’era inizialmente
destinato. La bara però, considerata anche la stazza possente, riesce
ad essere sistemata, seppure per pochi centimetri, solo dopo una serie
di manovre degli operai.
dimensione del loculo è giusta, anzi più grande di quelli vecchi, ma il
problema piuttosto è legato alle dimensioni della bara e della stessa
salma del defunto. È probabile che bastasse ritoccare la cornice della
cassa di un centimetro per consentire la sistemazione senza problemi».
Conclude: «La larghezza inadeguata sta nel fatto che gli operatori
hanno sistemato il feretro in una nicchia inferiore, costruita a
schiera. Forse non era facile lavorare a quell’altezza».
discutere di loculi mini, standard ed extralong. C’è chi chiede di
rimettere mano al progetto generale per capire su che misure è stato
tarato. La voce dell’accaduto si diffonde anche fra quanti i loculi li
hanno già acquistati. Si annunciano, nei prossimi giorni, prove
generali e verifiche a tappeto delle capienze.
mezz’altezza. Sarebbe, dunque, la seconda volta che una bara non riesce
ad entrare nei nuovi loculi. I familiari dello scomparso, dopo quanto
accaduto sono decisi: presenteranno un esposto in Procura; una
informativa circostanziata per dire di quel che può capitare ai comuni
mortali pure nell’ora dell’ultimo addio. Per Mario buon’anima,
comunque, vicenda conclusa. E c’è già chi pensa all’epigrafe intonata:
«Qui riposa, comodamente, il nostro caro estinto».