Arrestati avvocato e testimoni: dichiaravano falsi incidenti e si facevano risarcire dalle assicurazioni!
Quattro condanne, un’assoluzione e due
accuse cadute in prescrizione. Questo il verdetto di primo grado dei
giudici del tribunale di Nocera Inferiore nel processo che aveva al
centro del dibattimento una presunta associazione a delinquere
finalizzata alle truffe alle assicurazioni, delle quali avrebbero fatto
parte un avvocato e un imprenditore.
Tutti gli imputati di questo
processo sono di Sarno. In totale il tribunale ha inflitto sei anni e
dieci mesi di reclusione, mentre il pm, per questi quattro imputati,
aveva chiesto 13 anni e sei mesi.
A tre anni di reclusione è stato condannato il quarantenne Antonio
D’Ambrosio del “Gruppo D’Ambrosio sas” (la metà di quelli chiesti); a
due anni (contro i cinque invocati dall’accusa) per il 62enne avvocato
Ferdinando Renzullo; un anno di reclusione (sei mesi in meno di quelli
considerati necessari dal pm) è stato inflitto a Raffaele Zuppardi di
39 anni, e a dieci mesi Antonio Crescenzo di 40 anni (gli ultimi due
sono dipendenti del Gruppo D’Ambrosio sas). Assolto, invece, Michele
Pappacena di 39 anni (il pm ne aveva chiesto la condanna a un anno di
reclusione).
D’Ambrosio, Renzullo, Crescenzo e Zuppardi erano stati rinviati a
giudizio nel 2004 per associazione a delinquere finalizzata a
commettere truffe alle compagnie assicurative (sette le parti offese),
denunciando falsamente danneggiamenti di automezzi, casse di vino o di
liquori e altro (per lo più appartenenti al Gruppo D’Ambrosio sas,
spesso depositati nello spazio all’interno dell’area di servizio
Angioina Est sulla autostrada A30 Caserta-Salerno), a causa di errate
manovre di guida effettuate da conducenti di alcuni veicoli. D’Ambrosio
sarebbe stato il promotore dell’organizzazione, colui il quale avrebbe
predisposto le false denuncie dei sinistri e le false fatture di
acquisto dei beni danneggiati da esibire in giudizio e avrebbe istigato
a rendere falsa testimonianza durante le cause di risarcimento danni.
Renzullo sarebbe stato consapevole della falsità degli incidenti e
avrebbe predisposto gli atti per le richieste di risarcimento dei danni
da parte delle compagnie assicurative. Nell’ambito dell’associazione a
delinquere, Zuppardi e Crescenzo si sarebbero resi disponibili a
figurare fraudolentemente come testimoni di falsi sinistri stradali.
Per Renzullo e D’Ambrosio è arrivata anche la condanna per aver
concorso alla falsa testimonianza fatta da alcuni testimoni in cause
davanti al giudice di pace, relative a inesistenti incidenti (in uno di
queste vicende sarebbero state danneggiati 2076 bottiglie di vino da
una manovra errata di un camion). Pappacena era imputato solo quale
istigatore di una falsa testimonianza in una causa civile: il suo
avvocato, Cosimo Vastola, nell’arringa finale aveva chiesto
l’assoluzione per il suo assistito.