Arrestato Cacciapuoti nell’isola di Santo Domingo
È sparito da un anno. La giustizia italiana gli dà la caccia da otto mesi. Ma adesso Raffaele Cacciapuoti è in carcere. Non nel nostro Paese, bensì a Santo Domingo, dove il manager si era trasferito dopo l’avvio dell’indagine sul buco realizzato ai danni degli 824 soci sottoscrittori della Banca popolare del Meridione. La polizia dominicana ha arrestato Cacciapuoti lunedì notte. Le ragioni del provvedimento però non sono ancora chiare.
Non si sa ancora se gli agenti abbiano eseguito un mandato di cattura internazionale chiesto dalla Procura di Napoli sulla scorta dell’ordinanza di custodia cautelare firmata il 5 novembre scorso dal giudice Claudia Picciotti. Oppure se al finanziere vengano contestate presunte violazioni commesse sul territorio di Santo Domingo.
Nella città dei Caraibi, dove era stato raggiunto dai familiari, Cacciapuoti ha avviato una piccola attività imprenditoriale. In queste ore l’avvocato Giuseppe Bartolo Senatore, che assiste il manager con l’avvocato Flaviano Moltedo, ha preso contatto con l’Ambasciata per chiedere di fare luce su quanto accaduto e per assicurarsi che non vengano commessi abusi. Il penalista: «Ho chiesto la protezione delle nostra autorità diplomatica nei confronti di un cittadino italiano, anche in considerazione dei comportamenti talvolta disinvolti e niente affatto garantisti da parte delle forze di polizia caraibiche. Cacciapuoti, al di là delle contestazioni che gli vengono mosse in Italia, peraltro tutte da verificare, sembra oltremodo perseguitato, ora anche all’estero».
Nei giorni scorsi il pm Francesco Raffaele, del pool coordinato dal procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli, ha firmato nei confronti una richiesta di proroga delle indagini preliminari avviate sull’affaire Banca popolare del Meridione. L’ordinanza cautelare è stata emessa dal gip Picciotti con l’accusa di ricettazione. Cacciapuoti però è indagato anche per appropriazione indebita.
In un memoriale inviato a mezzo posta elettronica da Santo Domingo e depositato in Procura, il finanziere aveva respinto le accuse sostenendo di essere «finito in una trappola molto ben organizzata per defenestrarmi dalla banca che ho contribuito a creare».
Quindi aveva aggiunto: «La mia unica colpa è aver agito forse con eccessiva leggerezza e imprudenza, riponendo fiducia in persone che non lo meritavano». Dopo la fuga di un anno fa, adesso deve fare i conti con questa nuova svolta, l’arresto in terra dominicana.