Arsenico nell’acqua, Legambiente: bisogna mettere a norma gli acquedotti
La Commissione Europea ha deciso di non concedere la terza deroga ai comuni italiani dove l’acqua potabile contiene concentrazioni di arsenico superiori, di molto, al limite di legge (10 microgrammi per litro). “Il solito pasticcio all’italiana – commenta il responsabile scientifico di Legambiente, Stefano Ciafani – Le deroghe dovevano servire ad affrontare e risolvere definitivamente il problema, peraltro noto, della concentrazione di alcuni inquinanti presenti nelle acque distribuite in alcune Regioni e invece sono diventate l’ennesimo escamotage per non intervenire. Per fortuna ci ha pensato l’Europa a fermare il perpetrarsi di una pratica dannosa per la salute pubblica. Ora i Comuni coinvolti facciano quello che avrebbero già dovuto fare subito dopo aver chiesto la deroga, ovvero, informare la popolazione e mettere a norma gli acquedotti. Ma non generalizziamo – conclude Ciafani – 59 milioni d’italiani non hanno alcun problema con l’arsenico nelle acque potabili e possono contare su un’acqua di rubinetto garantita, controllata e di qualità”.
Legambiente ricorda che su 157 comuni che avevano fatto richiesta di deroga per tre parametri (boro, fluoruro e arsenico), 128 non l’hanno ottenuta sull’arsenico perché hanno chiesto di innalzare la sua concentrazione nell’acqua dal valore stabilito di 10 microgrammi per litro a 30, 40 o 50 microgrammi per litro, mentre è stata concessa fino a un massimo di due anni a 92 comuni per il fluoruro, a 17 per il boro e a 8 per l’arsenico ma solo fino a 20 microgrammi, seguendo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
“Per rientrare nei limiti – spiega Ciafani – è sufficiente procedere ad interventi praticabili in pochi mesi, come è già avvenuto in diverse parti d’Italia. Infatti, nel 2003 le richieste di deroga erano state avanzate da 13 Regioni su 10 parametri mentre nel febbraio 2010 la richiesta di rinnovo inviata dall’Italia ha riguardato solo 6 Regioni (Campania, Lazio, Lombardia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria) per tre parametri. Dunque – continua Ciafani – la diminuzione delle richieste, sia in termini di territori coinvolti che di parametri dimostra che, con adeguati investimenti, è possibile uscire dalla deroga garantendo ai cittadini acqua potabile nel rispetto della legge”.
Legambiente ricorda che i comuni che hanno ottenuto la deroga dovranno mettersi in regola entro i prossimi mesi e in particolare nelle 10 aree in cui è stata rinnovata sono previsti interventi per oltre 175 milioni di euro, mirati ad abbattere le concentrazioni di arsenico, fluoruro e boro nelle acque e quindi ad evitare di dover ricorrere a nuove deroghe. Gli interventi prevedono o la costruzione di nuovi acquedotti per l’approvvigionamento di acqua da fonti che hanno valori di concentrazione delle sostanze inferiori a quelli previsti dalla legge, oppure la realizzazione di sistemi di trattamento e di miscelazione delle acque. Le deroghe hanno una durata di 3 anni con possibilità di essere rinnovate al massimo per altre 2 volte. Le prime due deroghe vengono decise dal Ministero della Salute mentre la terza deve avere il via libera da parte della Commissione europea.