Assalto al Santobono, sei letti in una stanza
Loro sanno cosa significa emergenza posti letto. Sono in ospedale da
giorni, assistono i figli ammalati. Mamme dal volto sfatto, lo sguardo
però sempre vigile. Lasciano i reparti solo per qualche minuto, escono
a fumare. E raccontano i disagi: «Il mio bambino ha 3 anni, siamo in
pediatria d’urgenza da sabato pomeriggio anche se oggi dovremo andare
via. Nella nostra camera erano quattro i ricoverati, nel giro di poche
ore sono diventati sei», dice Luana Capasso, casalinga di Sant’Antimo.
Fino a sei lettini l’uno accanto all’altro: stanze affollate per
evitare le barelle in corridoio. Così il Santobono affronta la fase
critica, ma attraverso l’assessorato regionale alla Sanità assicura che
il problema si va risolvendo: «Non esiste più un’emergenza barelle al
Santobono». Il direttore sanitario di presidio Carlo Maranelli,
presente ieri mattina in ospedale, non vuole aggiungere nulla. E allora
a parlare, questa volta, sono soprattutto loro: i genitori che hanno
vissuto il lungo fine settimana di passione nella struttura sanitaria.
Pasquale Pero è un avvocato di Marcianise. Suo figlio ha un anno e
mezzo. «Siamo arrivati alle 2,30 nella notte tra sabato e domenica. Dal
pronto soccorso hanno contattato tutti i reparti, nessuno aveva posto.
Abbiamo accettato il ricovero in barella. Il giorno dopo il posto è
uscito. Ma dopo 36 ore preferiamo firmare per lasciare la struttura. A
casa il bambino sarà più protetto», dice. «Abbiamo visto arrivare altri
bambini nel cuore della notte – prosegue Pero – Medici e gli infermieri
sono bravi, preparati, gentili e la quantità di lavoro è enorme:
occorrerebbe potenziare il personale nel fine settimana. E soprattutto,
c’è un problema di spazi: i casi sospetti di influenza A non possono
essere adeguatamente isolati perché è difficile trovare una
collocazione per tutti i bambini». Papà premuroso, Pero sottolinea
ancora la professionalità degli operatori. «I disagi sono inevitabili
in condizioni di emergenza. Perché – sottolinea anche questo – siamo
oramai in piena emergenza da virus H1N1». Tra i bambini campani,
l’incidenza di contagi è di cinque casi per mille. Il Santobono è la
struttura sanitaria di riferimento su scala regionale. Pasquale Natale,
un altro papà, tiene a dire: «Anche se siamo in sovrannumero, in
reparto ci sentiamo più tranquilli. Nel nostro caso non ha funzionato
la rete territoriale. Per giorni abbiamo cercato di avere la diagnosi
esatta: dal pediatra all’ospedale di Piedimonte Matese. E invece ci
hanno fatto tornare a casa, rassicurazioni tante, solo parole. La
situazione non migliorava per niente. Tre giorni dopo, mio figlio stava
per essere ricoverato in rianimazione». Maurizio Guida, un bimbo di 5
anni, proviene da San Giorgio a Cremano e ha un solo appunto da fare:
«Medici eccellenti, però le mascherine scarseggiano». L’ascensore apre
le porte ogni due minuti. Entra un bambino, il filo della flebo
penzoloni, ciabatte e giubbotto per proteggersi dal freddo. Nella
stanza di fronte, vicino al pronto soccorso rimane una fila di famiglie
anche se il numero delle visite è in calo, dal primo novembre a l’altro
ieri: 405 richieste, 274, 182, 196, 179, 114, 157, 128. Ma i ricoveri
no, quelli sono in aumento. Anche se ieri mattina sono stati dimessi
alcuni pazienti affetti dal virus A H1N1, ne restano ricoverati nove
nella pediatria d’urgenza, cinque nel reparto di nefrologia, uno nella
cardiologia, due nell’immunologia. E il bambino di Caserta di 10 anni
in rianimazione: le sue condizioni migliorano.