Assegni di invalidità alle persone down: tagliati
La manovra finanziaria promossa dal governo taglia parecchia roba che altri paesi non si sono sognati di tagliare, durante la crisi, come gli investimenti sulla scuola, gli stipendi degli impiegati nonché vari programmi di welfare a sostegno delle categorie più svantaggiate. Una di queste discutibili misure è contenuta nell’articolo 10 della manovra, che alza all’85 per cento il grado di invalidità richiesto per ricevere un assegno mensile dallo stato (parliamo di poco più di duecento euro, e solo per chi ha redditi molto bassi). Una volta tradotta in legge, questa misura avrebbe la conseguenza di escludere dal programma di welfare tutte le persone affette da sindrome di down, per la quale viene concessa un’invalidità al 75 per cento.
Il governo dice che alzando la soglia si combatteranno i falsi invalidi, facendo sì che possano pesare meno sulle spalle dello stato. Si tratta però di una motivazione bizzarra, inefficace e soprattutto profondamente sbagliata. Bizzarra perché le inchieste sui falsi invalidi mostrano come il problema stia spesso nell’assenza di controlli e nelle pensioni elargite come clientele dagli stessi amministratori pubblici, piuttosto che nelle persone che si fingono sorde o handicappate. Inefficace perché comunque è complicato che una persona sana possa fingersi affetta da sindrome di down. Profondamente sbagliata perché, ammesso che la ratio della norma sia combattere i falsi invalidi, un governo degno di questo nome non risponde a un’ingiustizia con un’altra ingiustizia.