Assoluzione per Amanda e Raffaele. Forte contestazione fuori dall’Aula
Amanda all’inizio della lettura era tesissima, già quasi in lacrime prima della sentenza, la bocca aperta di chi respira a fatica. Raffaele invece è apparso più tranquillo. Lo sguardo fisso davanti a sè, in direzione del presidente della Corte, e poi il gesto immediato di serrare i pugni in segno di esultanza. Sono stati entrambi assolti Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Come molti si aspettavano già da diverse ore. La corte d’assise d’appello di Perugia ha letto la sentenza alle 21.45, dopo undici ore di camera di consiglio. E ha così ribaltato il verdetto di primo grado sull’omicidio di Meredith Kercher. Allora la ragazza americana era stata condannata a 26 anni di carcere, Sollecito a 25.
L’assoluzione è arrivata con formula piena, “per non aver commesso il fatto”. E sono già tornati in libertà, dopo quattro anni di detenzione. Per i giudici, dunque, non sono stati loro a uccidere la studentessa inglese tra il primo e il 2 novembre 2007. Amanda Knox è stata riconosciuta colpevole solo di calunnia – nei confonti di Patrick Lumumba – e condannata a 3 anni di reclusione, già scontati.
Le reazioni. Non una parola ma un pianto a dirotto, via via sempre più forte. Così Amanda Knox ha reagito alla sentenza. Anche Raffaele è rimasto in silenzio, prima di un lungo abbraccio con il suo avvocato, Giulia Bongiorno. “Torniamo a casa, torniamo a casa” gli ha poi urlato la compagna del padre, e lui ha sorriso. Di tutt’altro tenore le reazioni fuori dal tribunale, dove è esplosa l’ira della folla. Una forte contestazione, con grida di “Vergogna, bastardi, venduti” nei confronti dei giudici e degli avvocati che si apprestavano ad essere intervistati. Oltre mille persone, soprattutto giovanissimi, hanno urlato la loro rabbia. Tenuti a distanza dalle transenne e dalle forze dell’ordine. Dai pulmini delle tv americane, parcheggiati davanti all’ edificio, sono arrivate invece urla di giubilo.
“E’ finito un incubo – ha detto la sorella di Amanda – ora chiediamo privacy”. Giulia Bongiorno, avvocato di Raffaele Sollecito, protetta da un robusto cordone di sicurezza: “E’ la sentenza che ci aspettavamo, una sentenza che non si è fermata all’apparenza e ha tolto ogni dubbio.”. Il padre del ragazzo pugliese: “Lasciatemi riprendere… Sì, lasciatemi riprendere, mi devo riprendere”, sono state le sue uniche parole. “La giustizia ha trionfato”, è il primo commento dell’avvocato Carlo Dalla Vedova, uno dei legali di Amanda Knox. “I genitori di Amanda mi mi hanno detto: finalmente la riportiamo a casa”. La famiglia di Meredith, ancora una volta compostissima, ha invece atteso un’ora prima di commentare: “Rispettiamo la decisione dei giudici ma non comprendiamo come sia stato possibile modificare completamente la decisione del primo grado”. Tra poche ore i Kercher terranno una conferenza stampa.
A conferma della straordinaria attenzione con cui gli americani hanno seguito questo processo, c’è stato anche un commento del dipartimento di Stato: “Gli Stati uniti apprezzano l’attenta considerazione della vicenda nell’ambito del sistema giudiziario italiano”, ha detto la portavoce, Victoria Nuland.
La scarcerazione. Amanda Knox ha già lasciato il carcere Capanne di Perugia, dove è stata in questi ultimi quattro anni, su una Mercedes nera. La notte in un agriturismo e poi, domattina, ripartirà per gli Stati Uniti a bordo di un jet privato. “Ho sopportato l’insopportabile. Ora voglio solo ritornare a casa dalla mia mia famiglia, tornare in possesso della mia vita e riconquistare la mia felicità”, ha detto a Carlo Maria Daclon, segretario della Fondazione Italia Usa. E ancora: “Una delle cose che mi ha fatto soffrire in questi anni è stato non essere creduta ed essere considerata colpevole d’ufficio, all’interno ma anche al di fuori delle aule di Tribunale”.
Mezz’ora più tardi, Raffaele Sollecito ha lasciato il carcere di Terni, dopo aver sbrigato le ultime pratiche burocratiche. Sull’auto del padre, sdraiato sul sedile posteriore per non essere immortalato da fotografi e operatori. “Ora voglio rivedere il mare”, sono state le sue prime parole da libero. I detenuti di Terni avevano salutato la sentenza sbattendo oggetti metallici contro le porte delle celle, in segno di esultanza.
Cassazione. I rappresentanti della pubblica accusa hanno accolto la sentenza con i volti impietriti. E sono stati i primi a lasciare l’aula. “Sono certo che la Cassazione farà giustizia della sentenza di questa sera”, ha detto il pm Giuliano Mignini, il magistrato che ha coordinato dall’inizio le indagini della polizia. Ed ha aggiunto: “E’ stata una Caporetto dell’informazione. Mai visto una tale pressione mediatica, non si può andare avanti così”.
“Una decisione abbondantemente preannunciata”, secondo l’altro pubblico ministero Manuela Comodi.
La corte, presieduta dal giudice Claudio Petrillo Hallmann, ha di fatto accolto tutte le obiezioni sollevate dalla difesa e soprattutto si è completamente fidata degli ultimi periti super partes: periti che hanno messo in discussione i test genetici – sul coltello e sul gancetto del reggiseno di Meredith – su cui si basava la sentenza di primo grado.
Unico condannato per il delitto a questo punto è Rudy Guedé, a 16 anni di carcere in via definitiva.