Asti, incendiò l’auto della ex: per la Cassazione anche questo è stalking
Il partner lasciato che danneggia le cose della ex, in misura man mano crescente, anche se non commette atti direttamente rivolti a mettere a rischio l’incolumità fisica della donna e a procurarle uno stato patologico di ansia, ne pone ugualmente a repentaglio ”l’equilibrio emotivo” e, pertanto, può essere accusato di stalking e colpito da misure cautelari. Lo sottolinea la Cassazione (con la sentenza 8832) confermando il divieto di avvicinamento, a tutti i luoghi frequentati dalla sua ex, a carico di Remo R., 66 anni, residente ad Asti e sospettato di numerosi vandalismi su beni di proprietà della donna. Con questa decisione la Suprema Corte ha ritenuto applicabile la recente normativa anti-stalker anche nelle circostanze in cui la vittima non sia ‘fisicamente’ nel mirino dell’uomo vendicativo, ma lo siano solo gli oggetti di sua proprietà. I supremi giudici, inoltre, hanno stabilito che le misure a protezione della donna scattano anche se il medico non le riscontra l’insorgere di una vera e propria malattia di genere ansioso, essendo sufficiente ”un grave e prolungato turbamento emotivo”. Per configurare il reato di stalking, da poco introdotto con l’articolo 612 bis del codice penale, ”è sufficiente – spiega la Cassazione – che gli atti ritenuti persecutori abbiano un effetto destabilizzante della serenità e dell’equilibrio psicologico della vittima”. Nel caso affrontato dalla Cassazione, l’uomo è sospettato di aver compiuto una serie di vandalismi contro l’auto di Daniela D. – iniziati con la rottura dello specchietto, poi con ammaccamenti alla carrozzeria, foratura degli pneumatici, sfondamento del gruppo ottico e del lunotto posteriore – culminati, infine, nell’incendio della macchina. In base alle indagini si ritiene che sia stato sempre lui – nell’arco di tempo in cui faceva pressioni per riprendere la relazione – a rompere il campanello di casa di Daniela, il sistema d’allarme e la porta di ingresso. Durante alcuni di questi episodi, la ex lo ha visto in azione con i suoi occhi e lo ha sentito ”fare beffardi riferimenti ai pericoli cui era esposta la sua macchina lasciata sulla pubblica via”. Senza successo Remo R. ha contestato, in Cassazione, il divieto di avvicinamento impostogli dal gip di Asti e confermato, lo scorso 21 luglio, dal Tribunale del riesame di Torino.