Piuttosto allarmante è la graduatoria di “The” (Times higher education), il settimanale inglese che ha pubblicato una classifica globale sugli atenei. Tra le migliori duecento del mondo non c’è più un’università italiana. Fuori da ogni considerazione. Anche gli ultimi due atenei sopravvissuti nella considerazione internazionale – l’Università di Bologna e La Sapienza di Roma – non rientrano nei ranking più prestigiosi. Si scopre, allora, che tra i primi duecento atenei del mondo non è menzionato neppure una volta un sito italiano. Di più, delle ottantanove università europee selezionate, neppure una è nostra. Nel ranking ci sono scuole di ultima formazione di tredici paesi europei, le nostre mai. Ecco le inglesi Cambridge e Oxford (seste a pari merito nella nuova classifica mondiale), lo svizzero Federal Institute of Technology di Zurigo, la francese Scuola del Politecnico, università tedesche come Gottingen e Monaco, irlandesi come il Trinity College, finlandesi come Helsinki, olandesi come la Tecnologica di Eindhoven (la piccola Olanda ha dieci istituti menzionati) e poi l’Università cattolica di Leuven in Belgio, la Technical University in Danimarca, la spagnola Barcellona. Nella classifica, al 135° posto, c’è addirittura l’Università di Bergen (Norvegia), 250 mila abitanti. E due atenei austriaci: Innsbruck e Vienna. Ma nulla del nostro paese. I 78 atenei italiani (privati compresi) sono tutti abbondantemente sotto la sufficienza (l’ultima quotata nel The ranking, la “Sweden agricultural science”, ha preso infatti una valutazione di 46,2 su 100).
Per compilare questa nuova gerarchia – che vede ai primi cinque posti cinque università americane classiche, generaliste, a partire da Harvard – la rivista specializzata ha tenuto conto della ricerca prodotta nei singoli dipartimenti, la qualità della didattica, gli stimoli creati dall’ambiente accademico, il livello di retribuzione di docenti e ricercatori. Gli Stati Uniti occupano 72 posti su duecento. L’Inghilterra 29. “Questa classifica rispecchia lo stato dell’istruzione superiore attuale, che non vive di retaggi del passato, ma mette sul piatto della bilancia l’impegno a formare i nuovi iscritti fino ai dottori di ricerca”, spiegano dalla redazione di “The”, “i nostri lettori sono giovani, spesso ancora studenti, facciamo questo lavoro per orientarli”.