Attacco al fortino dei narcos:33 arresti. Così si spaccia a Scampia
Attacco frontale alle piazze di spaccio, questa mattina nel quartiere di Scampia, probabilmente il più grande supermarket della droga nel Vecchio Continente. Gli agenti del commissariato locale, guidato dal primo dirigente Michele Spina, hanno eseguito ventotto delle oltre trenta ordinanze di custodia cautelare in carcere ai danni di altrettanti pusher e vedette. Tutto ciò, all’interno del Lotto P (conosciuto come “le case dei puffi”), e del «Lotto T», le due grandi piazze che erano riuscite a resistere – fino ad oggi – agli innumerevoli interventi di polizia che già hanno portato alla chiusura di tutte le altre. Fatta eccezione, e ovvio, per eventuali riaperture «flash» della durata di qualche giorno.
Quella delle «case dei puffi», insieme con il «Lotto T» era, l’unica piazza stabilmente aperta, dotata di una conformazione tale da rendere praticamente inattaccabili le postazioni dei pusher. E quindi, nonostante gli arresti, i sequestri, i blitz quotidiani delle forze dell’ordine, il cuore della «base» rimaneva sempre integro. Ora, con l’esecuzione dei provvedimenti nell’ambito dell’operazione che la polizia ha voluto chiamare «Murena» per simboleggiare proprio la difficilissima entrata nella tana dell’animale più protetto del mondo, i narcos di Scampia sono stati messi praticamente in ginocchio.
Il blitz, che segue un’attenta indagine preparata per mesi e mesi sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giovanni Melillo della Procura di Napoli, è stato illustrato dettagliatamente dallo stesso Melillo, nel corso della mattinata, insieme con il questore di Napoli, Luigi Merolla. La polizia, avvalendosi dell’aiuto dei vigili del fuoco, ha anche eliminato pali e cancelli installati dai clan della zona – sotto il controllo degli «scissionisti» – che impedivano l’ingresso delle forze dell’ordine nel fortino dei narcos. Gli spacciatori sono stati incastrati grazie a una minuscola telecamera, nascosta dagli agenti nell’atrio di un palazzo, che li ha filmati mentre vendevano dosi di eroina e cocaina al prezzo di 13 euro l’una.
«Tale realtà criminale – si legge in una nota firmata dall’aggiunto Melillo – si impone anche ai danni dei tanti cittadini onesti che abitano in quei palazzi e che, privati delle chiavi del relativo portone di accesso, sono costretti ad attendere le decisioni degli spacciatori per uscire o fare rientro a casa». In buona sostanza i «civili», per far ritorno a casa, dovevano aspettare che le vedette li identificassero e dessero loro l’«ok». Solo a quel punto le porte blindate venivano aperte, e i malcapitati potevano entrare nell’edificio. La gente del posto, i molti cittadini che non hanno interessi nelle attività criminali e che anzi ricevono un danno enorme dalla presenza dei clan, sperano adesso che dopo l’operazione di bonifica svolta dalla polizia quelle aree rimangano sotto il controllo dello Stato.