Auditel – i dubbi sul colosso degli ascolti tv e del mercato pubblicitario
A dominar la scena in materia di ascolti e programmi televisivi è da sempre il cosiddetto share, vale a dire la misurazione del numero di telespettatori. Un dato che molto spesso segna, in positivo o in negativo, le sorti di uno show, di una trasmissione d’inchiesta o di un quiz. Ma siamo proprio sicuri che queste misurazioni indichino realmente il gradimento? E quale livello di affidabilità hanno questi dati per determinare se un programma, magari quello da noi preferito, è un successo e può continuare, oppure è un fiasco e deve chiudere i battenti?
Una recente inchiesta sull’Auditel, società privata milanese che fornisce i dati ufficiali di ascolto, ha rivelato le diverse ‘falle’ nel meccanismo delle rilevazioni, concentrato finora nel cosiddetto ‘panel’ delle famiglie che avrebbero in dotazione l’apparecchio magico per le rilevazioni, il cosiddetto ‘meter’.
L’inchiesta, che porta l’autorevole firma del quotidiano ‘Repubblica’, mostra che la società, per sua stessa ammissione, non riesce a quantificare le imprecisioni a causa “delle troppe variabili in campo”. Vi sarebbe insomma un margine di errore non trascurabile, benché l’Auditel venda i dati a centri media e network, come Rai e Mediaset o Sky, con prezzi che arrivano fino a 126mila
euro l’anno. E naturalmente in base ai dati d’ascolto forniti gira la macchina milionaria della pubblicità.
Una recente nota della stessa Auditel al Garante delle Comunicazioni apre la strada a nuovi dubbi sull’autenticità del sistema e sui dati forniti. Perché l‘errore –
scrive la società – cresce quando è più basso l’ascolto del singolo canale monitorato; e
quando la trasmissione televisiva dura molto poco (ad esempio un telegiornale flash, o il meteo). L’errore, inoltre, cresce quando più è alto il numero delle persone
che guardano lo stesso programma tv nella famiglia. Tuttavia l’errore non viene quantificato. E i dubbi restano.
Una situazione destinata ad alimentare le tante campagne per contestare il canone Rai, che ora il governo inserisce nella bolletta dell’Enel. A fronte di tanta pubblicità propinata agli utenti televisivi, non siamo più nemmeno sicuri dei dati d’ascolto!