Avellino, a 23 anni dal terremoto vive ancora nel container: «Aiutatemi»
SANT’ANGELO
La sua vecchia casa, negli anni, è andata in rovina con il crollo di
Nel suo container l’acqua è arrivata solo da qualche anno («prima
«Qui – spiega – d’inverno fa molto freddo e d’estate non si respira. Mi
«Ho sentito che ci sono degli incentivi per le case ecologiche, penso
A SCALA (6 aprile) – Da ventitrè anni vive in un container del dopo
terremoto dell’80, quello che colpì pesantemente l’Irpinia. Dopo
numerose richieste al Comune andate a vuoto ora rivolge un appello:
«Sbloccate i soldi che mi spettano per la ricostruzione o assegnatemi
una casa popolare, non voglio morire qui dentro». La storia di
Ernestina Cristiano, 69 anni, vedova da cinque, è un esempio di come la
burocrazia non sempre vada d’accordo col buon senso. Ernestina, 69
anni, dal 1987, cioè da quando la sua casa danneggiata dal sisma del
1980, è stata dichiarata inagibile, vive a Sant’Angelo a Scala
(Avellino) in un container ereditato da un’altra famiglia di
terremotati.
due solai, ma la legge per la ricostruzione, la 219, prevede che il
contributo dello Stato sia concesso a chi costruisce ex novo, il che
comporta un ulteriore esborso di denaro da parte del privato. «Ho
ricevuto un contributo di 18 milioni e mezzo nel ’95 ma non avevamo i
soldi per costruire e perciò non ne ho beneficiato. Ci volevano altri
80 milioni e non li avevo. Adesso servirebbero 50.000 euro, dove li
prendo?» Il rischio per la signora, adesso, è che il contributo in
questione non le spetti più per decadenza dei termini. Ernestina vive
con una pensione da 500 euro al mese e non ha figli.
dovevo servirmi alla fontana del paese»), non ha la doccia in casa e
per lavarsi ne ha montata una esterna che può utilizzare solo d’estate.
Del suo caso si è occupato Vitaliano Della Sala, il prete no global che
a Sant’Angelo aveva la sua parrocchia. Per lei è pronto a promuovere
anche una colletta pur di farla andare via da quella costruzione in
lamiera, due stanzette e un gabinetto con lavandino, immersa nella
campagna ed esposta ai rigori dell’inverno.
basta una casetta in legno – dice – pur di non morire qua dentro in
condizioni igieniche approssimative. Al Comune mi hanno detto che ci
sono gli alloggi popolari, ma la loro costruzione è ferma da quindici
anni. E non ho nessuna voglia di lasciare Sant’Angelo, voglio stare
qua».
di averne diritto, ma ho bisogno di aiuto. Il mio è un caso umano –
conclude il suo appello – e non credo sia giusto guardare alla
burocrazia per poche migliaia di euro».