Avviso di Equitalia da 257mila euro
Per il compleanno riceve da Equitalia Nord Spa un atto di pignoramento per oltre 250 mila euro, ma si tratta di un errore di omonimia dovuto a una particolare sovrapponibilità dei dati anagrafici e fiscali.
Sbaglio di destinatario omonimo residente nel medesimo Comune e nato lo stesso giorno e anno ma di mese diverso, per un atto di pignoramento verso terzi emesso dall’ente riscossioni nazionale del valore stellare di 257.295,77 euro arrivato all’agente di commercio nel catering, ristorazione e panificazione, Stefano Valleri, residente in via Paolo Thaon di Revel 48/1 a Cavallino-Treporti.
Alla scoperta dell’iperbolica cifra che gli veniva richiesta all’uomo, convivente con un figlio, agente di commercio da 27 anni nella ristorazione e da due anni nell’organico commerciale della società di distribuzione Gapar Spa, si è sentito mancare. Senza contare che l’apertura della lettera è avvenuta il giorno prima del suo 39° compleanno.
Martedì aveva trovato nella sua cassetta postale l’avviso di ritiro della raccomandata. La missiva inviata da Equitalia citava un atto di pignoramento che faceva riferimento a un suo debito insoluto nei confronti di una società di Tricesimo, in provincia di Udine, alla quale avrebbe dovuto saldare l’acquisto di un macchinario per imballaggi del valore di 221.872,93 euro. I denari insoluti, sommati di interessi di mora, sanzioni, riscossione coattiva, spese esecutive e diritti di notifica, facevano risultare la strabiliante cifra di 257.295,77 euro. Di detta somma l’atto intimava di pagare a Equitalia le somme maturate dal creditore prima della notifica entro sessanta giorni e le rimanenti alle rispettive scadenze, con il congelamento delle proprie sostanze nei limiti dell’importo del credito intimato aumentato della metà.
Insomma una totale paralisi delle sue sostanze fino al saldo della somma indicata in neretto nella lettera. «Per fortuna che ho le coronarie forti» commenta l’interessato «e sono riuscito in pochi attimi a ipotizzare che si trattava di uno sbaglio di persona. Se la inviavano a una persona debole di cuore o a un anziano non so come andava a finire. Fortunatamente sapevo che fino a 15 anni fa a Cavallino-Treporti eravamo in sette con lo stesso nome e cognome». E a quel punto, certo egoisticamente, ma comprensibilmente, ha sperato che si trattasse di uno di loro.
D’acchito il malcapitato aveva girato la lettera al suo commercialista incredulo spiegandogli la sua estraneità alla vicenda. «Per fortuna mi sono reso conto subito che si trattava di un errore di destinatario» conclude «anche se risultavano corretti nell’atto sia il mio codice fiscale che l’indirizzo di residenza. Stasera potrò riderci sopra con gli amici al mio compleanno ma ho passato qualche quarto d’ora da incubo per fortuna preso con filosofia».