Avvocati partenopei contro il trasferimento al centro direzionale
Gli avvocati in corteo: no a deportazioni DANIELA DE CRESCENZO Alle 9 sono già tutti schierati con le loro toghe nere svolazzanti: i rappresentanti degli avvocati guidati dal presidente del consiglio dell’Ordine, Franco Tortorano, inscenano la protesta annunciata. Contro tutto e tutti. I bersagli: la liberalizzazione introdotta dal decreto Bersani, la possibile riforma delle iscrizioni all’Albo, l’incremento dei costi di accesso alla giustizia amministrativa, la riduzione delle risorse destinate alla giustizia, il trasferimento del settore civile al centro direzionale, l’insufficienza dei parcheggi nei pressi del nuovo tribunale, il malfunzionamento degli ascensori del palazzo di giustizia, la carenza del personale amministrativo e di quello al lavoro presso i giudici di pace. Un elenco lungo, lunghissimo. E così quando finalmente lo stuolo dei legali raggiunge il Salone dei Busti di Castelcapuano e si schiera lungo il corridoio centrale, Tortorano è costretto a un intervento fiume, punteggiato dai tanti «Bravo, bravissimo», «Sei il migliore» dei colleghi che, nonostante la toga, fanno un tifo da stadio. Forse anche perchè il presidente parla in nome di ben undici associazioni forensi, come spiega nell’introduzione della sua relazione. Associazioni che, tutte, hanno contribuito alla stesura del documento finale che, però, Tortorano abbandona spesso per parlare a braccio. E così spiega che «puntare alla prescrizione è una tecnica lecita della difesa». E racconta che un dipendente dell’Ordine degli avvocati dal mese di luglio è stato dislocato presso la sala destinata ai legali nella struttura della caserma Garibaldi, quella destinata ai giudici di pace. In questo modo i legali evitano lunghe code e possono accedere ai dati sulle iscrizioni a ruolo delle cause. Il tutto perché gli uffici «non danno risposte in tempo accettabile». Si arriva così a quella che nei manifesti affissi da un gruppo di legali nei corridoi di Castelcapuano viene definita la «deportazione». Eppure, spiega il consiglio dell’Ordine nel manifestino distribuito a magistrati, politici, giornalisti e passanti: «Il trasferimento del settore civile al nuovo palazzo di giustizia al centro direzionale non è mai stato avversato dall’avvocatura». L’Ordine invece «ha soltanto continuamente e con tutti i mezzi anche giudiziali a sua disposizione, richiamato le istituzioni alla verifica della sussistenza delle necessarie condizioni di fruibilità e sicurezza dei nuovi edifici giudiziari». E, infatti, ha già presentato un ricorso al Tar e ora «non dovrebbero più sussistere i denunciati pericoli», ha sottolineato Tortorano. Ma i problemi per i legali restano: a cominciare da quello del parcheggio, visto che l’area individuata dal Comune viene giudicata insufficiente.