Badanti e colf: sanatoria bis?
Sembra lo stesso film del 2001. Prima una
regolarizzazione limitata ai lavoratori delle famiglie: colf e badanti.
Come quella appena approvata per decreto legge, con le domande aperte
dal primo al 30 settembre. Poi l’estensione agli irregolari dei
cantieri, delle fabbriche, dei ristoranti: e ne venne fuori la
maxi-sanatoria della Bossi-Fini.
E’ stato Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo Economico, a mettere
in campo l’ipotesi di una sanatoria-bis. «La lotta all’immigrazione
clandestina – ha detto il ministro in un’intervista al Corriere della
Sera – era un impegno preso con gli elettori ed è stato mantenuto. Ma
ora è giusto intervenire per sanare situazioni più delicate, che nulla
hanno a che fare con la criminalità, come le badanti. E forse anche
altre categorie di lavoratori».
Le affermazioni di Scajola hanno spaccato la maggioranza. Un “no” secco
da parte della Lega: «Di sanare altre categorie proprio non se ne
parla» ha tagliato corto Roberto Calderoli, ministro per la
Semplificazione, nonché coordinatore delle segreterie della Lega. E
“no” da Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl: «L’ipotesi
Scajola non esiste. Sono chiacchere da ombrellone». Tanto che il
ministro dello Sviluppo economico ha sentito nel pomeriggio il bisogno
di precisare il suo pensiero. Non interventi generalizzati, ma
piuttosto mirati, per coprire carenze di personale in settori
specifici. «Non ho proposto sanatorie per altre categorie oltre a colf
e badanti – ha voluto chiarire Scajola -. Ma, tenendo conto dello
scenario, ho semplicemente prospettato l’ipotesi che nelle sedi idonee
si possa rendere necessario considerare altri interventi, ad esempio
per coprire la carenza di infermieri o di altri profili professionali
necessari per le nostre imprese».
Secondo Calderoli, invece, le badanti erano un’emergenza legata ai
«vecchietti» (questo il termine testuale usato dal ministro) senza
strumenti alternativi di assistenza. Ma adesso «pensare a nuove
sanatorie, vorrebbe dire regolarizzare nuova manovalanza destinata a
incrementare la quota dei disoccupati e a far crescere la lotta tra i
poveri». Proprio ora che il governo «ha appena varato delle misure per
cercare di evitare licenziamenti e contenere gli effetti della crisi».
Anche nel 2001 la Lega aveva bocciato la proposta di una sanatoria:
Roberto Maroni, allora ministro del Lavoro, parlando a Venezia aveva
osservato che c’erano già 220 mila immigrati iscritti nelle liste di
collocamento, e che occorreva dare una risposta anzitutto a loro. Poi
le cose andarono diversamente. Ma Gasparri è sicuro che stavolta altre
regolarizzazioni non ci saranno: «Non sono state proposte e non
sarebbero approvate – ha dichiarato – Le procedure previste per colf e
badanti dovranno essere sottoposte a severi controlli, per evitare
inganni».
Ma se ci sono clandestini che hanno un impiego, è possibile continuarli
a considerare dei fantasmi? La domanda che alcuni mesi fa si era posto
il presidente della Camera, Gianfranco Fini, è rimbalzata ieri sulla
bocca di vari altri esponenti della maggioranza, da Adolfo Urso,
viceministro di Scajola («Anche su colf e badanti la prima reazione fu
negativa, poi ci si confronta, si ragiona e si trova la soluzione») a
Benedetto Della Vedova. Quest’ultimo, deputato del Pdl, ha apprezzato
«visione politica e buon senso» di Scajola e ha sviluppato più
organicamente del ministro le ragioni dell’estensione. E’ il tempo di
passare «dai proclami ideologici», quelli della Lega, a «un po’ di sano
pragmatismo». Per questo occorrerebbe estendere la regolarizzazione
anche «a quelle imprese e a quei lavoratori stranieri altrimenti
condannati allo stato di delinquenti» dalla legge che introduce il
reato di immigrazione clandestina.
Quanti sono? Secondo Della Vedova 250-300 mila, sulla base
esclusivamente delle richieste di nullaosta relative ai decreti flussi
2007-2008: appena il 10 per cento degli immigrati regolari italiani. Si
tratta di lavoratori dei settori più disparati, «pizzaioli, mungitori,
magazzinieri». E lo Stato avrebbe i suoi vantaggi: «Non vi è alcuna
ragione economica, e nemmeno di ordine pubblico che sconsigli una
misura che assicurerebbe risorse fiscali e contributive, e
consentirebbe di concentrare l’attenzione sugli aspetti
dell’immigrazione clandestina che destano allarme sociale». Ma Della
Vedova non pensa a una sanatoria in due tempi. Vorrebbe che
l’estensione agli altri lavoratori venisse approvata entro l’8 agosto,
quando il primo testo andrà in vigore. Ipotesi ad oggi improbabile. Se
si concretizzasse, fra i 500 mila irregolari delle famiglie e i 300
mila delle imprese, avremmo la più grande legalizzazione della storia
italiana.