Bagnoli, inchiesta sulle spiagge inquinate Monti e Cesarano: condanna per omissione
NAPOLI
L’inchiesta riguarda le concessioni demaniali del 2003 per la spiaggia
La reazione alla sentenza di Monti. «Pur rispettando pienamente
(4 maggio) – Due condanne per omissione, cadute le accuse per abuso
d’ufficio: è la sentenza dell’undicesima sezione del Tribunale di
Napoli, presieduta da Carlo Spagna, al termine del processo per le
spiagge inquinate a Bagnoli. Condannati, ad un anno di reclusione, pena
sospesa, per omissione l’ex assessore comunale di Napoli, vice
presidente di Bagnolifutura, Casimiro Monti (assolto dal reato di abuso
d’ufficio), e Arcangelo Cesarano, già subcommissario per le bonifiche.
L’ex presidente dell’Autorità portuale di Napoli, Francesco Nerli e
l’ingegnere Gennaro Cuccaro, a capo del servizio ‘Risorsa mare’ del
Comune, sono stati assolti dall’ abuso d’ufficio mentre Antonio Tosi,
ex direttore dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale da
quello di omissione.
della zona occidentale di Napoli. Nel luglio 2005 l’ Icram, l’Istituto
del ministero dell’Ambiente, rese note le anticipazioni dei risultati
di una serie di analisi che evidenziarono sugli arenili a nord della
colmata, la presenza di inquinanti incompatibili con la loro fruizione.
Presenza di inquinanti che i risultati finali diffusi ad ottobre dello
stesso anno evidenziarono anche negli arenili a sud della colmata.
il lavoro dei magistrati, personalmente – rende noto Casimiro Monti –
ho la piena convinzione di aver fatto a pieno il mio dovere e resto
esterrefatto perchè il reato per il quale sono stato condannato non ha
avuto nel dibattimento un vero approfondimento. Quando il presidente
della Corte mi ha evidenziato l’esigenza di velocizzazione del processo
che io ho condiviso, mai avrei pensato a un tale esito avendo
rinunciato a chiamare i testi che avevo indicato al Tribunale tra i
quali il direttore di Dipartimento di prevenzione dell’Asl Napoli 1,
che era il mio referente sanitario dell’epoca e il direttore del
Dipartimento di Prevenzione dell’Istituto superiore di sanità.
Avrebbero potuto testimoniare come – conclude Monti – non ci fossero
stati all’epoca noti motivi sanitari tali da dover emettere
provvedimenti precedentemente al luglio del 2005».