Banca condannata per anatocismo dal Tribunale di Roma
Netta condanna del Tribunale di Roma nei confronti di una banca accusata di anatocismo, quella perversa forma di crescita smisurata degli interessi che il cliente si ritrova a dover pagare, senza neppure capire il perchè. Con la recentissima ordinanza (è del 20 ottobre scorso) il giudice della capitale ha accolto il ricorso di alcuni gruppi di utenti bancari che accusavano l’istituto per aver violato le disposizioni di legge in materia di anatocismo, avendo di fatto applicato clausole vessatorie a danno dei clienti in materia di capitalizzazione degli interessi passivi.
Il riferimento dei ricorrenti era basato su quanto disposto in materia di anatocismo dalla Legge di Stabilità 2014, che definisce «modalità e criteri per la produzione di interessi nelle operazioni poste in essere nell’esercizio dell’attività bancaria», prevedendo in ogni caso che: «a) nelle operazioni in conto corrente sia assicurata, nei confronti della clientela, la stessa periodicità nel conteggio degli interesse sia debitori sia creditori; b) gli interessi periodicamente capitalizzati non possano produrre interessi ulteriori che, nelle successive operazioni di capitalizzazione, sono calcolati esclusivamente sulla soglia capitale».
La difesa della banca per contro sosteneva che i rapporti bancari in esame erano già in essere all’entrata in vigore della norma (1 gennaio 2014), sicché la stessa in quei casi non doveva essere applicata.
Netto il giudizio del Tribunale di Roma, secondo cui risulta evidente l’immediata applicabilità della norma nel rapporto fra banche e clientela titolare di conti correnti, al fine di evitare che gli istituti continuino ad applicare ulteriori interessi su quelli già maturati, caso tipico dell’anatocismo.
La questione, peraltro, era già stata esaminata dal Tribunale di Milano che, in un’ordinanza del 9 luglio scorso, ha sostanzialmente dato facoltà agli intermediari di «adottare qualunque modalità operativa e contabile per garantire che gli interessi non siano mai calcolati sugli interessi in tutte le operazioni bancarie».
I giudici capitolini confermano. Ed aggiungono che, quanto alle obiezioni sulla data di entrata in vigore della Legge di Stabilità, il divieto di anatocismo esisteva già precedentemente al 1 gennaio 2014 ed è pertanto operativo sempre e comunque. L’ordinanza inibisce dunque alla banca resistente la possibilità di continuare a lucrare applicando interessi su interessi.
«Il recente provvedimento del Tribunale romano – commenta il presidente di Noi Consumatori, avvocato Angelo Pisani – arriva sulla scia di un orientamento che si sta affermando anche grazie alle battaglie di tanti studi legali ed associazioni di consumatori in difesa dei cittadini-utenti dei servizi bancari. Ma la malapianta dell’anatocismo – avverte Pisani – purtroppo non è ancora del tutto sradicata ed anzi colpisce sempre le fasce meno abbienti ed avvedute della clientela. Noi Consumatori è in prima linea per esaminare le situazioni sospette ed intervenire al fianco del cittadino, come sempre».