Banche, il «rosso» costa anche 200 euro al mese
MILANO – Vietato andare in
rosso. Se non si ha un fido, costa salato: anche più di 200 euro al
mese per uno sconfino di mille euro. Come dire: il 20%. Colpa dei tassi
alle stelle, che arrivano al 20% (19,68% alla Cassa di Risparmio di
Ravenna: cinque punti in più rispetto al fido); ma, soprattutto dei
nuovi costi che hanno sostituito la commissione di massimo scoperto (
Cms), le cosiddette « commissioni di disponibilità fondi». Da quando,
dopo le spinte dell’Antitrust e della Banca d’Italia, la commissione
sul massimo scoperto è stata abolita, la situazione è paradossalmente
peggiorata, come ha denunciato la stessa Authority guidata da Antonio
Catricalà. In particolare per chi non ha il fido. Se, infatti, sui
conti affidati è stato posto con il decreto Tremonti un tetto alle
spese sostitutive, sui conti senza fido non ci sono regole.
La stangata
C’è anche chi fa pagare 10 euro al giorno di commissione (Banca
Marche, per sconfini fra mille e 5 mila euro). Diversi istituti
chiedono 5 euro al giorno, per un rosso sotto i mille euro. «Le banche
stanno orientando il cliente a utilizzare i prodotti finanziari, come
le carte di credito e i prestiti, invece che a sconfinare» dice Stefano
Caselli, docente di Finanza in Bocconi. Con l’Università Bocconi
abbiamo analizzato sette casi (vedi tabella), che comprendono le due
maggiori banche (Unicredit con il conto Genius Club e Intesa Sanpaolo
con Benefit) e cinque altri istituti ( Carige, Credem, Banca Marche,
Cassa di Risparmio di Ravenna e Popolare dell’Emilia Romagna — gli
ultimi tre segnalati da Adiconsum perché oggetto di reclami). Abbiamo
quindi avanzato due ipotesi: sconfinamento di mille e 2 mila euro, per
un giorno, sette giorni, un mese. I risultati sono clamorosi,
soprattutto nei medi istituti dell’Italia centrale: Cariravenna, Bper,
Banca Marche.
I record
Andare in rosso di mille euro per un mese, senza fido, con il conto
ordinario della Popolare dell’Emilia Romagna guidata da Fabrizio Viola
costa 203 euro, il record. Segue con 191 euro la Cassa di Risparmio di
Ravenna presieduta da Antonio Patuelli. Terza in classifica, con 109
euro la Banca Marche di Massimo Bianconi. La stessa Cariravenna, che
applica agli sconfini in assenza di fido addirittura due commissioni,
una giornaliera di 5 euro e un’altra a forfait di 25 euro («recupero
costi per procedura amministrativa»), chiede 30,54 euro a chi sfora di
mille euro per un solo giorno; e 63,77 euro per una settimana. Intesa
Sanpaolo e Unicredit, con le loro commissioni giornaliere di 2 euro,
sono allineate su cifre minori, ma sempre significative: costa 70 euro
nella prima e 71 nella seconda andare in rosso di mille euro per un
mese. Vediamo ora il caso dei 2 mila euro. La maglia nera sullo
scoperto per un mese spetta sempre alla Bper: per dare 2 mila euro, ne
chiede 216. Sui sette giorni la palma è di Banca Marche: 75 euro. Chi
chiede di più per lo sconfino di un solo giorno è invece ancora
Cariravenna: 31 euro. A proposito di Cariravenna: quelli riportati sono
i costi in vigore dal primo marzo prossimo. Sembra incredibile, ma oggi
sono più alti, addirittura 25 euro al giorno. È il segnale di un
processo di riduzione generale, dopo le segnalazioni dell’Antitrust?
Forse. Anche Bper lascia intendere che diminuirà questi costi:
«Trattandosi di commissioni di nuova introduzione — dice Pierpio
Cerfogli, direttore commerciale — sono in corso le verifiche volte ad
apportare, laddove ritenuto utile, miglioramenti alla struttura
commerciale introdotta». In ogni caso, le associazioni dei consumatori
si stanno muovendo. Il 18 gennaio Adiconsum, Adoc e Lega Consumatori
hanno costituito l’Osservatorio sulla Commissione di massimo scoperto.
«Abbiamo ricevuto un centinaio di segnalazioni», dice Fabio Picciolini,
segretario di Adiconsum. Ed è attesa per aprile la pronuncia
sull’ammissibilità del ricorso, a Torino, contro Intesa, nella class
action avviata dal Codacons. Che rivela di avere ricevuto « 5 mila
preadesioni alle class action sulle Cms, il nostro tema principale di
questi giorni, insieme con i vaccini inutilizzati per la suina». Era il
20 dicembre quando l’Antitrust segnalò «nuove condizioni peggiorative
sino a 15 volte per i clienti rispetto alla commissione di massimo
scoperto». L’Associazione bancaria di Corrado Faissola rispose:
«Prendiamo atto». E chiese un incontro. Da allora, nulla si è mosso.