BANCHE SULL’ORLO DEL CRACK – COME SALVARSI LA VITA E I RISPARMI
Il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan prova a rassicurare i risparmiatori un giorno sì e l’altro pure. E a sentire il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, i nostri istituti “non sono un’emergenza”. Oggi però leggendo un articolo de La Stampa, ripreso anche da Libero, scopriamo tutt’altra verità. L’inchiesta accende i riflettori sulla montagna di sofferenze che grava sui conti delle nostre banche. Un dato, su tutti: sui 12 principali gruppi creditizi italiani pesa circa il 40% dei 360 miliardi di crediti deteriorati e ben il 75% delle sofferenze nette.
La fonte citata dai giornalisti è un recente rapporto di Ulica, federazione dei lavoratori bancari della Uil, secondo cui su un totale di 1.305 miliardi di euro di crediti netti, quelli deteriorati delle prime 12 banche italiane – dalle sofferenze e fino ai finanziamenti scaduti – sono pari a 143,9 miliardi. La metà di questa cifra è nella pancia dei due gruppi maggiori, Intesa ed Unicredit che però, a causa delle loro dimensioni, presentano una esposizione sotto alla media, ovvero sono da considerarsi istituti più sicuri.
«La crisi del sistema bancario – chiarisce Angelo Pisani, avvocato e presidente di www.noiconsumatori.it – ha caratteri di emergenza sovranazionale, tali perciò da non consentire a nessuno di sentirsi al sicuro, basti pensare alle sofferenze dichiarate proprio in queste ore da Deutsche Bank, che fino a ieri a qualcuno sembrava blindata. Ai risparmiatori italiani va però raccomandata una vigilanza attenta e continua sui propri conti correnti, anche se si trovano nelle cosiddette banche ‘più sicure’ citate nel rapporto della Uil. Solo una personale, vigile e costante attenzione può mettere al riparo da ulteriori brutte sorprese».
Perché infatti, a destare il maggior allarme, è proprio la media del sistema bancario italiano rispetto a quella europea: le sofferenze nel Belpaese sono pari al 16,8% contro il 5,8% del Vecchio Continente, segno del fatto che in ogni caso, all’estero gli istituti hanno fatto pulizia nei bilanci prima e meglio di noi.