Nuovo record per il debito pubblico italiano: a novembre ha toccato quota 1.869,924 miliardi euro, in crescita rispetto a 1.867,384 miliardi di ottobre, mese in cui era stato registrato il precedente record in valore assoluto. Lo comunica la Banca d’Italia.
Le entrate tributarie dei primi 11 mesi del 2010 sono intanto calate a 326,761 miliardi di euro, l’1,07% in meno rispetto ai 330,315 miliardi del periodo gennaio-novembre del 2009. È quanto risulta dal Bollettino dell’istituto centrale sulla finanza pubblica. Nel solo mese di novembre le entrate tributarie hanno registrato invece una crescita del 5,5% rispetto a novembre 2009, attestandosi a quota 32,454 miliardi di euro.
Secondo il ministero dell’Economia nel periodo gennaio-novembre le entrate tributarie del Bilancio dello Stato sono invece diminuite dello 0,4% sullo stesso periodo del 2009. Le entrate totali, sempre secondo il dicastero guidato da Giulio Tremonti, “che conteggiano anche l’andamento dei ruoli, degli enti territoriali e delle poste correttive”, ammontano a 383,124 miliardi, in crescita dell’1,9% sui primi undici mesi del 2009. “Tale andamento – agiunge via XX settembre – è sostanzialmente in linea con le previsioni 2010 contenute nella decisione di finanza pubblica presentata lo scorso 29 settembre”.
«Condivido l’idea di Tremonti: la formulazione dell’articolo 41 è contraddittoria e esprime più che una visione liberale coerente del rapporto tra Stato e mercato, un compromesso tra impostazioni culturali e politiche sostanzialmente incompatibili». Lo scrive il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in un intervento sul Secolo d’Italia, rispondendo alla proposta lanciata dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti di redigere una norma di efficacia costituzionale che integri l’articolo 41 della Costituzione, quello che stabilisce che “l’iniziativa economica privata è libera” ma anche che questa “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
«Una riforma dell’art.41 che affermi in modo netto il principio della massima libertà economica – scrive Fini – e assegni allo Stato non il ruolo di programmazione e azione diretta nei processi economici ma il controllo è oggi assolutamente opportuna». Accanto a questa possibilità, il leader di Fli, poi, ipotizza anche la realizzazione di riavviare processi interrotti, riforme a costo zero, anche prima di modificare la Costituzione. «Perché non riprendere il processo interrotto delle privatizzazioni per ridurre il debito», si domanda Fini, a partire dalla Rai e «ridurre drasticamente il peso e il costo dello Stato e della politica abolendo le province inutili, accorpando comuni ed enti strumentali e dismettendo le partecipazioni pubbliche nelle “vecchie” municipalizzate». «Il governo potrebbe presentare – aggiunge – la legge annuale sulla concorrenza, al fine di abbattere le barriere di accesso ai mercati e alle professioni, a partire dalle segnalazioni dell’Antitrust, mentre sul piano locale si dovrebbe dare piena attuazione al decreto Ronchi sulla liberalizzazione della gestione dei servizi pubblici locali».