Baratto fiscale – Qualcuno ci prova ma non sempre è possibile
In fondo, diciamolo, è il sogno di tanti: devo un tot al fisco, non posso pagare e allora mi metto a disposizione per scontare il mio debito svolgendo lavori di pubblica utilità. Le norme sul “baratto fiscale”, introdotte dal Governo Renzi, non sono però applicabili ovunque e per chiunque. Anche se alcuni grandi comuni, come Milano, cominciano ad attuarle, sia pure in parte. Ma quali sono i paletti? Il punto lo fa una recente inchiesta del quotidiano la Repubblica.
«Sebbene i seguaci dei nuovi sistemi di economie alternative
esultino – si legge fra l’altro – la norma che consente ai sindaci di riscuotere le tasse con ore di
lavoro destinate alla collettività, ha riflessi per niente marginali di diritto
tributario, sindacale e persino di misurabilità economica delle prestazioni
“in natura”. Del resto se tutto fosse stato così semplice, la moneta
non avrebbe mai sostituito il baratto»
Un altolà arriva poi dall’Anci, l’associazione dei
Comuni italiani, che nei giorni scorsi ha emesso una circolare
specifica dedicata al baratto amministrativo. «Cosa dice? Numero uno, le
“controprestazioni” devono riguardare solo la riqualificazione del
territorio come dice la legge e dunque attenzione con la creatività; punto
secondo, le “controprestazioni” dovrebbero essere attinenti alla
tassa da pagare, insomma se l’oggetto del baratto è la tassa sull’immondizia va
bene pulire i giardini, se è l’Imu si possono tinteggiare le case popolari, ma
occhio alla “ragionevolezza”; terzo punto, la legge parla di
associazione di cittadini e dunque bisogna privilegiare accordi con queste
entità abilitate a presentare veri e propri progetti di riqualificazione del
territorio, con un minimo di professionalità, solo successivamente si può
passare a consentire il baratto a singoli contribuenti che, naturalmente, non
possono offrire le stesse garanzie di un lavoro organizzato; infine quarto
punto, che a prima vista sembra una vera e propria zeppa nell’operazione dei
sindaci, l’Anci spiega ai propri associati che sui debiti fiscali pregressi
(Tasi, Imu, Tarsu, Tosap) bisogna fare attenzione perché una volta accertati e
passati a ruolo diventano “indisponibili e irrinunciabili” e dunque,
in punta di diritto, il Comune non può condonarli neanche a fronte di
prestazioni “in natura” senza una legge specifica».