”Basta tatticismi, ora il governo” Napolitano avvia subito incontri
Roma, 22 apr. (Adnkronos/Ign) – Giorgio Napolitano ha giurato fedeltà alla Repubblica. Al suo ingresso in aula tutta l’assemblea si è alzata in piedi e ha applaudito il Capo dello Stato. Anche i grillini si sono alzati, ma senza applaudire.
Nel suo discorso di insediamento, in cui si è commosso più volte, Napolitano ha espresso al Parlamento la sua gratitudine per essere stato rieletto con “così largo suffragio”. “E’ un segno – ha detto – di rinnovata fiducia che raccolgo comprendendone il senso, anche se sottopone a seria prova le mie forze: e apprezzo in modo particolare che mi sia venuto da tante e tanti nuovi eletti in Parlamento, che appartengono a una generazione così distante, e non solo anagraficamente, dalla mia”. “Per quanto potesse costarmi, ho ritenuto di non poter declinare l’appello, mosso da un senso antico e radicato di identificazione con le sorti del Paese” ha affermato il Capo dello Stato, spiegando le ragioni che lo hanno indotto ad accettare un secondo mandato al Colle.
Negli incontri al Quirinale, dopo i cinque tentativi andati a vuoto per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, “è emerso un drammatico allarme per il rischio ormai incombente di un avvitarsi del Parlamento in seduta comune nell’inconcludenza, nell’impotenza ad adempiere al supremo compito costituzionale dell’elezione del Capo dello Stato”.
E ora, “a 56 giorni dalle elezioni del 24-25 febbraio – dopo che ci si è dovuti dedicare all’elezione del Capo dello Stato – si deve senza indugio procedere alla formazione dell’esecutivo” ha sottolineato il Presidente della Repubblica, mettendo in chiaro che ”qualunque prospettiva si sia presentata agli elettori, o qualunque patto – se si preferisce questa espressione – si sia stretto con i propri elettori, non si possono non fare i conti con i risultati complessivi delle elezioni. Essi indicano tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un governo oggi in Italia, non trascurando, su un altro piano, la esigenza di intese più ampie, e cioè anche tra maggioranza e opposizione, per dare soluzioni condivise a problemi di comune responsabilità istituzionale”.
“Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, è segno – ha ammonito il Capo dello Stato – di una regressione, di un diffondersi dell’idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in termini, appunto, di mediazioni, intese, alleanze politiche”.
“Contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi. Ecco che cosa ha condannato alla sterilità o ad esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento” ha scandito il Presidente della Repubblica. Che ha avvertito: “Ho il dovere di essere franco: se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al Paese”.
Nei confronti della politica c’è una “campagna demolitoria” accompagnata da “rappresentazioni unilaterali e indiscriminate in senso distruttivo del mondo dei politici, delle organizzazioni e delle istituzioni in cui essi si muovono” ha rilevato ancora Napolitano, applaudito per queste parole. Il presidente ha però subito aggiunto come questo richiamo non debba indurre “ad alcuna autoindulgenza”.
E ha detto anche di apprezzare ”l’impegno con cui il movimento largamente premiato dal corpo elettorale come nuovo attore politico-parlamentare ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l’influenza che gli spetta: quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento“.
“Non può, d’altronde, reggere e dare frutti – ha proseguito il Capo dello Stato – neppure una contrapposizione tra Rete e forme di organizzazione politica quali storicamente sono da ben più di un secolo e ovunque i partiti. La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all’aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi”. “Ma non c’è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche – ha rimarcato – senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all’imperativo costituzionale del ‘metodo democratico’”.
Poi le riforme. Per Napolitano ”imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale del 2005” ed ha sottolineato criticamente come sia “rimasta ignorata la raccomandazione della Corte Costituzionale a rivedere in particolare la norma relativa all’attribuzione di un premio di maggioranza senza che sia raggiunta una soglia minima di voti o di seggi”. E se non aver riformato la legge elettorale è un grave errore che Napolitano imputa alle forze politiche, “non meno imperdonabile resta il nulla di fatto in materia di sia pur limitate e mirate riforme della seconda parte della Costituzione, faticosamente concordate e poi affossate, e peraltro mai giunte a infrangere il tabù del bicameralismo paritario”.
“Ho accolto l’invito a prestare di nuovo giuramento come Presidente della Repubblica anche perché l’Italia si desse nei prossimi giorni il governo di cui ha bisogno. E farò a tal fine ciò che mi compete: non andando oltre i limiti del mio ruolo costituzionale, fungendo tutt’al più, per usare un’espressione di scuola, ‘da fattore di coagulazione’. Ma tutte le forze politiche si prendano con realismo le loro responsabilità – ha ammonito ancora – era questa la posta implicita dell’appello rivoltomi due giorni or sono”.
“Mi accingo al mio secondo mandato, senza illusioni e tanto meno pretese di amplificazione ‘salvifica’ delle mie funzioni – ha detto Napolitano – eserciterò piuttosto con accresciuto senso del limite, oltre che con immutata imparzialità, quelle che la Costituzione mi attribuisce. E lo farò fino a quando la situazione del Paese e delle Istituzioni me lo suggerirà e comunque le forze me lo consentiranno“. “Inizia oggi per me questo non previsto ulteriore impegno pubblico in una fase di vita già molto avanzata; inizia per voi un lungo cammino da percorrere, con passione, con rigore, con umiltà. Non vi mancherà – ha concluso il Capo dello Stato – il mio incitamento e il mio augurio”.
Una vera e propria ovazione dell’aula ha salutato il Presidente della Repubblica al termine del suo discorso. Napolitano ha poi reso omaggio al Milite Ignoto all’Altare della Patria ed ha fatto quindi rientro al Quirinale.
Il Capo dello Stato avvierà domani mattina, ricevendo il presidente del Senato Pietro Grasso e la presidente della Camera Laura Boldrini, “un rapido giro di incontri con le rappresentanze parlamentari essenzialmente per verificare ogni eventuale aggiornamento delle posizioni già illustrate nelle precedenti consultazioni per la formazione del nuovo governo”. Lo rende noto un comunicato del Quirinale.