Bce: probabile ripresa nel 2010 con l’aiuto dei governi
Bce,
ripresa graduale nel 2010
In Italia sale la spesa
sulla vecchiaia
L’economia mondiale, inclusa quella dell’area euro, è in forte
rallentamento ed è “probabile che che
nel corso del 2009 la domanda continui ad essere molto debole sia a livello
mondiale sia nell’area dell’euro, per poi registrare una graduale ripresa
durante il 2010″. E’ quanto scrive la Bce nel Bollettino di aprile, esortando i governi a rafforzare gli effetti di
stimolo della spesa pubblica su produttività e crescita. Per l’Eurotower serve maggiore efficienza.
“Data la scarsità delle risorse pubbliche, è essenziale che i
programmi di spesa siano attuati in modo efficiente ed efficace per migliorare
la produttività, le prospettive di crescita a lungo termine e la sostenibilità
delle finanze pubbliche”, scrive la
Bce, avvertendo che ”alcune delle
misure adottate recentemente dai governi per far fronte al rallentamento
economico rischiano di non portare a un miglioramento
della qualità dei conti pubblici” e quindi inibire la crescita di lungo
termine.
Tuttavia la situazione dovrebbe migliorare a breve. Il
considerevole calo dei prezzi delle materie prime osservato dall’estate del
2008, sottolinea ancora la Bce,
“sostiene il reddito disponibile reale e quindi i consumi. Inoltre, la
domanda interna ed estera dovrebbe sempre più beneficiare degli effetti delle significative misure di stimolo macroeconomico in atto,
nonché degli interventi tesi a ripristinare il funzionamento del sistema
finanziario sia nell’area dell’euro che all’esterno”. Tenendo conto di
questi effetti, il Consiglio direttivo della Bce
“ravvisa rischi sostanzialmente bilanciati per le prospettive di crescita
economica”.
Ancora troppo
contenuti i prestiti alle famiglie
Il flusso dei prestiti alle imprese e alle famiglie
”è rimasto molto contenuto’‘ anche negli ultimi
mesi. Nel caso delle aziende, i banchieri di Francoforte rilevano che il
dato lievemente negativo di febbraio rispecchia il calo delle consistenze di
prestiti a breve scadenza, mentre per le scadenze più
lunghe il flusso netto si è mantenuto positivo. La contrazione dei
prestiti a breve termine potrebbe, secondo la Bce,
indicare una flessione della domanda di credito connessa all’indebolimento
dell’attività economica. Francoforte avverte tuttavia che ”è probabile che
l’evoluzione dei prestiti abbia anche risentito degli effetti legati
all’offerta”. Gli andamenti dei mesi scorsi, spiega infatti,
potrebbero parzialmente riflettere i continui sforzi profusi dalle banche e dal
settore delle società e delle famiglie per ridurre le posizioni da elevata leva
finanziaria assunte negli ultimi anni.
In Italia cala
la spesa pubblica totale, ma sale su sanità e
vecchiaia
In Italia dal 1998 al 2006 l’ammontare
della spesa pubblica rispetto al valore totale dell’economia ha segnato una
riduzione, dal 49,2 al 48,9%, rimanendo tuttavia a un livello superiore alla
media dell’area dell’euro, dove è passata dal 48,6 al 46,7%. Lo rileva la Banca centrale europea, con
un riquadro nel suo ultimo bollettino mensile sulla ripartizione per funzione
della spesa pubblica nei paesi dell’area.
Guardando ai dati disaggregati sulla penisola, emerge che l’incidenza della
spesa pubblica è aumentata su tre voci: sanità, dal 5,6 al 7%, protezione
sociale, dal 17,7 al 18,2%, e affari economici, dal 4 al 5,9%.
Questa incidenza della spesa sul Pil
è invece diminuita sulle altre voci, ovvero i servizi generali delle
amministrazioni pubbliche, dall’11,4 all’8,7%, difesa, ordine pubblico e
sicurezza, dal 3,1 al 2,7%, istruzione, dal 4,8 al 4,5% e altre divisioni, dal
2,7 all’1,8%.
Per alcune voci – previdenza, istruzione e sanità – la Bce
fornisce inoltre un ulteriore esame più disaggregato, con cui esamina
l’incidenza delle spese nelle loro diverse componenti. Guardando alle spese
nella protezione sociale in Italia, nell’anno 2006, emerge che la voce più
consistente è quella dedicata alla “vecchiaia”, che assorbe il 12,2%
del Pil. Si tratta del secondo valore più elevato di
tutta l’area euro, inferiore solo a quello della Grecia, dove rappresenta il
12,5%. In Germania rappresenta il 10%, mentre non sono indicati dati sulla
Francia.
Sempre in questo comparto, le spese su malattia e invalidità corrispondono
all’1,7% del Pil, quelle sulla famiglia all’1% del Pil, sulla disoccupazione lo 0,5% del Pil
– sui tratta qui del secondo valore più basso
dell’area euro, davanti alla Slovacchia – la voce ‘altro’ assorbe il 2,7% del Pil.
Passando all’istruzione, le tabelle della Bce
segnalano che in Italia il sistema prescolastico e la scuola primaria assorbono
l’1,7% del Pil, il terzo valore più elevato dell’area
euro, l’istruzione secondaria l’1,9%, l’istruzione
secondaria non superiore lo 0,2%. L’istruzione superiore lo
0,4% del Pil, in questo caso si tratta del valore più
basso di tutta l’area euro. La voce ‘altro’ corrisponde allo 0,4% del Pil.
Infine le componenti della sanità. Qui la voce di
spesa più consistente è quella dei servizi ospedalieri, con il 3,8 del Pil, seguita dai servizi non ospedalieri al 2,2, prodotti e
attrezzature e apparecchi sanitari, 0,9% del Pil e
uno 0,1% per la voce ‘altro’.