Benevento, ennesimo rinvio alla sua causa esasperato tenta suicidio in tribunale
BENEVENTO
«Ho intuito che l’uomo era deciso a lasciarsi andare nel vuoto -dice
E l’avvocato Truppi ha avuto la collaborazione nel bloccare l’uomo, che
(4 febbraio) – Da due anni aveva in corso una procedimento giudiziario
in sede civile contro il comune di Arpaise. Ieri mattina c’era stata
un’udienza finita con un rinvio. Un evento che probabilmente lo ha
esasperato, al punto da fargli tentare il suicidio. L’uomo 56 anni, con
mossa fulminea ha superato la ringhiera dello scalone interno al
Palazzo di Giustzia al quinto piano, e stava per lasciarsi andare nel
vuoto quando è stato bloccato, con mossa fulminea, da un avvocato e da
due dipendenti del Tribunale. Subito dopo è stato colpito da malore,
per cui si è reso necessario l’intervento del 118. Un medico gli ha
prestato i primi soccorsi e con un’ambulanza è stato trasportato
all’ospedale Rummo e le sue condizioni sono apparse buone. Erano da
poco passate le dieci quando al quinto piano del Palazzo di Giustizia,
dove erano in corso alcune udienze civili e del lavoro, è scoppiato il
putiferito. Avvocati e dipendenti all’improvviso hanno visto un uomo
scavalcare la ringhiera metallica per rimanere in bilico nel vuoto.
l’avvocato Michele Truppi – e ho cercato di bloccarlo. Non è stato
facile, e fortunamente anche altre persone si sono prodigate. L’uomo
poco prima era salito con me nell’ascensore, e avendomi conosciuto
negli anni scorsi, mi ha confidato la sua delusione per le lungaggini
della giustizia. Mi ha anche detto che aveva un appuntamento con un
legale».
voleva suicidarsi, anche dei dipendenti Pasquale Ianniello e Carmelo
Lamanna. Una volta bloccato l’uomo ha accusato un malore e si è
adagiato sul pavimento. Così lo hanno trovato gli uomini del 118 che
gli hanno prestato le prime cure. Si è quindi appreso che il
procedimento giudiziario che aveva in corso con il comune di Arpaise,
riguardava un alloggio avuto dal Comune. L’ente locale gli aveva
intimato di lasciarlo e l’uomo (tra l’altro risiede in un centro del
napoletano) sosteneva invece che, avendo pagato alcuni fitti, non
poteva aversi l’interruzione.