Benvenuti nel maxi porto che non c’è: le mani della Camorra su 77 milioni
C’è un panorama mozzafiato al porto di Vigliena, in provincia di Napoli: un porticciolo per pescatori, un fazzoletto di spiaggia, il prato alle spalle e il Forte di Vigliena, simbolo della resistenza Partenopea del 1799, a fare da cornice. Ma poi scopri che tutto è talmente inquinato che non si può nemmeno accedere, vietato persino toccare. Spiaggia, mare, terreno, edifici circostanti tutti zeppi di amianto, scarichi abusivi, discariche a cielo aperto, residui industriali. Ovviamente l’immondizia. E’ come scoprire che è tutto finto, di plastica.
Intanto la malavita ha letteralmente mangiato questo territorio. Nonostante sia un’area interdetta a qualsiasi tipo di attività e ci siano ovunque cartelli che avvertono del “pericolo di morte” c’è un via vai continuo di pescatori abusivi. Raccolgono cozze e vongole da vendere sulle bancarelle in strada. Ma c’è anche un frenetico trafficare di pregiudicati e tossici che hanno trovato il loro habitat nell’ex area industriale che doveva ospitare una foresteria, un club house e il rimessaggio per le barche. I capannoni, ormai in procinto di crollare, sono “abitati” da disperati, drogati e Rom. Una terra di nessuno in cui si trova di tutto, persino auto e barche incendiate o pacchi di raccomandate destinate a Trenitalia, Agenzia delle Entrate e Giunta regionale ma mai consegnate. Un quartiere dal nome emblematico, “Detta Innominata”, dove la sola parola “camorra” zittisce qualsiasi bocca. Anche davanti all’evidenza.