“Non e’ sufficiente una mera disponibilita’ dei parenti”, compresi i nonni, per evitare che dei bambini gravemente trascurati dai genitori vengano dati in adozione, “dovendo comunque sussistere un rapporto sottostante di familiarita’ ed accudimento” ovvero “al limite, un tentativo di contrastare la condizione di degrado dei minori, con interventi sostitutivi dei genitori od eventualmente con denunce alle autorita’ di controllo”.
Lo scrive la prima sezione civile della Cassazione nella sentenza n.7504, confermando lo stato di adottabilita’, pronunciato dalla Corte d’appello di Roma, di quattro bambini dei quali era stata accertata la “condizione degradata”, poiche’ erano stati trovati “sporchi, affamati ed infermi” quando vivevano presso la madre, “condizione che aveva inciso in modo gravemente negativo sul loro sviluppo psicofisico”. I genitori, avevano ricostruito i giudici, “si palleggiavano le responsabilita’”: il padre “accusava la madre di essere psichicamente disturbata”, mentre lei “affermava che il padre era violento sia nei suoi confronti che in quelli dei minori”.
Contro l’adottabilita’ dei piccoli, avevano presentato ricorso il padre, la nonna e gli zii paterni, ma la Corte di merito, la cui conclusione e’ stata condivisa dalla Cassazione, ha escluso “la sussistenza di rapporti significativi della nonna e degli altri parenti”.