Bloccata la carriera del giudice che pronuncia troppe “sentenze non definitive
Non ha diritto all’avanzamento di carriera il magistrato che pronuncia troppe “sentenze non definitive”.
Lo ha stabilito il Consiglio di Stato che, con la decisione 3265 del 24 maggio 2010, ha respinto il ricorso presentato da un giudice donna contro la valutazione del CSM che l’aveva dichiarata non idonea all’espletamento di funzioni direttive superiori. In particolare il Consiglio Superiore, pur accertando un buon livello di produttività della toga, non aveva gradito le numerose decisioni non definitive dalla stessa pronunciate. Così il Consiglio di Stato, dopo aver ricordato che le valutazioni del CSM in merito al conferimento al magistrato di incarichi superiori, non sono in linea di massima sindacabili in sede di legittimità, ha anche chiarito che nella fattispecie la valutazione dell’ordine va confermata, e che quindi è legittima la decisione di non idoneità a funzioni direttive superiori di un giudice che presenta un elevato numero di sentenze non definitive, in particolare di pronunce di accertamento del diritto con rimessione della causa in trattazione per l’accertamento dell’entità dello stesso.