BOLLO AUTO SULLE ACCISE DELLA BENZINA – IL GIOCO DELLE TRE CARTE?
Il Governo Renzi, con un’idea definita dal premier “intelligente e concreta”, ha ipotizzato di “eliminare” il bollo auto, indubbiamente una tassa odiosa, fra le tante, spostandone però il carico sulle accise sui carburanti, che sarebbero maggiorate. La manovra è già stata da più parti definita come “il gioco delle tre carte”: togli di qua e aggiungi di là, cosa cambia? Qualcosa invece, facendo i calcoli, cambia. E rischia di gravare come al solito sulle fasce deboli. Vediamo perché, partendo dal fatto che la misura ipotizzata da Renzi, nell’ordine di 16 centesimi al litro, risulta tutt’altro che indolore, anche perché in gioco ci sono circa 6-6,5 miliardi di gettito, che attualmente vengono destinati dallo Stato alle Regioni.
A perderci sono, innanzitutto, la maggioranza degli automobilisti, coloro cioè che usano per lavoro l’auto e/o gli automezzi, perché questo esercito di italiani-lavoratori rischia, se passa la proposta, di spendere molto di più. E chi ci guadagna, invece? I conti sono stati fatti dalla Cgia di Mestre: «in linea generale ad avvantaggiarsi del provvedimento sarebbero gli automobilisti che posseggono una vettura di grossa cilindrata e percorrono mediamente pochi chilometri. A rimetterci, invece, sarebbero coloro che, indipendentemente dalla cilindrata, percorrono più di 20.000 chilometri all’anno». E siccome l’aumento dell’accisa comporterebbe anche un aumento del gettito iva, la Cgia ha calcolato il nuovo prezzo alla pompa che un ipotetico automobilista sarebbe costretto a sostenere a seconda dei consumi e del numero di chilometri percorsi, così come riportato dalle statistiche di settore. Inoltre, il costo annuo del bollo preso in esame in queste simulazioni corrisponde agli importi applicati con maggiore frequenza dalle Regioni italiane per le rispettive classi di cilindrata. Facciamo qualche esempio, tratto dalle tabelle che la Confederazione ha pubblicato in queste ore.
Per un’auto a gasolio di 1.900 cc, che attualmente paga 227 euro all’anno di bollo, il proprietario perderebbe il beneficio dell’abolizione solo dopo aver percorso più di 20.000 chilometri. La stessa cosa si verificherebbe per un’auto a benzina di 1.600 cc che ora paga 199 euro di bollo auto. Con la cancellazione di quest’ultimo, il vantaggio economico si esaurirebbe con il raggiungimento dei 20.000 chilometri. Sebbene i consumi siano più contenuti dei 2 casi precedenti, per un’auto a benzina di piccola cilindrata (1240 cc) il risparmio terminerebbe con il raggiungimento dei 15.000 chilometri all’anno, questo perché il costo del bollo auto è mediamente inferiore agli esempi analizzati in precedenza.
In ogni caso la proposta – fa sapere la Cgia – rischia comunque di penalizzare chi utilizza l’auto per ragioni professionali, come i taxisti, gli autonoleggiatori, gli agenti di commercio e i piccoli trasportatori. Nonostante l’abolizione del bollo auto, questi operatori economici ci rimetterebbero, visto l’elevato numero di chilometri che percorrono ogni anno. Senza contare che nella stessa situazione si troverebbero tutte quelle attività artigianali che si spostano quotidianamente con i propri mezzi aziendali per eseguire interventi/riparazioni presso la clientela (come gli idraulici, gli elettricisti, i manutentori, etc.). Ecco perché la Cgia «auspica che con l’eventuale abolizione del bollo auto vengano introdotti dei correttivi che tengano conto della specificità di molte imprese artigianali».
«Siamo nettamente contrari a questo provvedimento – tuona il presidente di noiconsumatori.it Angelo Pisani – che come al solito penalizza le fasce deboli e i lavoratori, favorendo gli interessi dei ricchi. Ricordo che oggi, stando a dati forniti dal Servizio Politiche Territoriali della UIL, la Campania non è tra le Regioni che pagano gli importi più alti per il bollo auto, mediamente 116 euro rispetto, per esempio, ai 177 del veneto. Non vorremmo – conclude Pisani – che gli automobilisti campani, già massacrati dal caro RC Auto, dovessero essere penalizzati dal nuovo provvedimento».