Bottino da 100 miliardi per lo scudo fiscale
ROMA – Cento miliardi: è questo il bottino dello scudo fiscale,
la maxi sanatoria che consente di rimpatriare i capitali esportati
illegalmente e frutto di evasione pagando il 5 per cento. Il dato è
stato diffuso ieri da fonti parlamentari, in vista della chiusura dei
termini fissata per martedì 15, e trova conferme.
Complessivamente
il gettito, sul quale si è sostanzialmente costruita la Finanziaria
2010, dovrebbe essere maggiore dei 3,7 miliardi considerati dalla
manovra e salire a 5 miliardi. Ora si va, come previsto, alla
riapertura dei termini: si parla di almeno due mesi. La decisione sarà
presa con tutta probabilità dal consiglio dei ministri di giovedì
prossimo che varerà il decreto “milleproroghe”.
Al momento si
starebbe valutando se lasciare l’aliquota invariata al 5 per cento o
introdurre una maggiorazione per i ritardatari fino al 6 per cento.
Intanto, dopo la proroga di un anno per i rimpatri resi complicati dal
disbrigo delle pratiche burocratiche di responsabilità
dell’amministrazione, varato nei giorni scorsi, ieri si è aggiunta
un’altra mini proroga: l’Agenzia delle entrate ha predisposto un rinvio
dei termini, fino al 30 aprile del 2010, per i lavoratori
transfontalieri lasciando la sanzione a 21 euro.
Intanto il gettito fiscale dopo i crolli
della prima metà dell’anno continua a cedere, seppure ad un ritmo
lievemente meno serrato. Nel periodo gennaio-ottobre di quest’anno il
calo delle entrate, comunicato ieri dal Tesoro, è stato del 3,4 per
cento, mancano dunque all’appello circa 10,7 miliardi.
Il ministero
dell’Economia nota che “l’atteso rallentamento delle entrate è
sostanzialmente imputabile all’andamento delle imposte dirette, Ires e
Ire, ed è giustificato sia dalla rateizzazione delle imposte versate in
autoliquidazione, sia dal deterioramento del ciclo economico”.
Ed in effetti il calo dell’Ire, imposta personale sul reddito (la
vecchia Irpef) è stato del 2,5 per cento, mentre l’Ires, l’imposta
sulle società ha accusato un crollo del 20,2 per cento nei primi dieci
mesi dell’anno. Qualche impercettibile segnale positivo giunge invece
dall’Iva, l’imposta che più di ogni altra dà il tono dell’andamento
della congiuntura economica: il calo è stato evidente, pari all’8,7 per
cento. Tuttavia il Tesoro segnala un rallentamento della caduta (a
settembre il calo era stato del 9,6 per cento, nel giugno scorso
addirittura del 10,8 per cento).
Inoltre,
relativamente all’Iva che proviene dagli scambi interni, nei due ultimi
mesi c’è stato addirittura un ritorno del segno positivo (+0,3).
Come avviene
ormai da tempo per altre variabili macroeconomiche, come il Pil, nel
dibattito entra anche l’andamento del gettito fiscale nei principali
partner europei. Il Dipartimento delle Finanze ha allegato i dati che
provengono dall’Unione: il confronto tra gli andamenti delle entrate
tributarie nei paesi oggetto della rilevazione – osserva la nota –
evidenzia che l’Italia, per il sesto mese consecutivo, è il paese con
il più contenuto livello di contrazione delle entrate tributarie: tutti
gli altri paesi presentano tassi di variazione negativi superiori al 10
per cento.
La caduta delle
entrate è stata, ad esempio, del 5,8 in Germania e del 16,4 in Spagna,
mentre in Francia (il dato è fermo a settembre) è stata del 22,1 per
cento.