Brunetta, ‘Ragazzi fuori di casa a 18 anni”. Noiconsumatori.it “Impensabile”
Il Ministro Brunetta ha proposto una nuova legge: quella di “invitare” i ragazzi ad andare via dalla propria casa non appena compiuti i 18 anni. A questo punto io mi domando “Con quale criterio il Ministro Brunetta pensa queste cose???”. Scusate il sarcasmo, ma vivo in prima persona i disagi che stanno vivendo tutti i giovani d’oggi e più mi guardo intorno, più mi confronto con i miei coetanei e più mi rendo conto che per noi giovani non si apre alcuna porta che possa far pensare ad un futuro. Per “futuro” intendo, al di là della ricerca di un lavoro che permetta di “sopravvivere”, il progetto di creare una famiglia, fare figli ed accedere ad un mutuo: non voglio comprare la casa in contanti, ma fatemi almeno accedere al mutuo! La situazione dei giovani d’oggi consiste nel giacere nel precariato (laddove si è fortunati) o nella disoccupazione, nonostante il titolo di studio sia il diploma o la laurea. Non si aprono prospettive di alcun tipo, come si può pensare, dunque, di andare via di casa a 18 anni? E come si andrebbe avanti? Boccio fortemente la proposta di Brunetta e chiedo a voi cosa ne pensate? Vi invito a lasciare le vostre riflessioni nella voce “commenti” sottostante.
Ecco l’articolo, preso da “Il Mattino”, dove emerge quanto esposto:
Una legge per far andare via i giovani da casa a 18 anni. È la proposta
lanciata da Renato Brunetta nella consueta intervista radiofonica che
il ministro della Pubblica amministrazione concede ogni domenica a Rtl.
Brunetta la butta lì, tra il serio e il faceto, «scherzando un po’»,
come è lui stesso a precisare. Ma la sua provocazione viene presa sul
serio sia da una parte dell’opposizione, con il presidente dei deputati
Idv Massimo Donadi che parla di «ennesima proposta senza senso», sia da
un collega di governo, il leghista Roberto Calderoli, che accusa
«l’amico Brunetta» di «averla fatta fuori dal vaso». Ai microfoni di
Rtl, Brunetta prima parla di tasse («Non è possibile ridurle se il Pil
resterà, come previsto, su livelli attorno all’1%»), di semplificazione
delle procedure amministrative («Dal prossimo mese tutti gli italiani
che lo vorranno potranno avere un account di posta elettronica
certificata che sostituirà la raccomanda di ricevuta di ritorno») e
della sua possibile candidatura a sindaco di Venezia («Vediamo cosa
succede, ma io continuerò in ogni caso a fare il ministro fino alla
fine della legislatura»). Poi, prendendo spunto dalla recente sentenza
del tribunale di Bergamo, che ha condannato un artigiano di 60 anni a
pagare gli alimenti alla figlia trentaduenne da 8 anni anni fuori corso
all’università, affronta il tema tanto caro all’ex ministro
dell’Economia del governo Prodi Tommaso Padoa-Schioppa, che
nell’ottobre del 2007, in un’intervista televisiva, si scagliò contro i
giovani che rimangono a casa con i genitori fino a 30 anni, definendoli
con un termine da allora entrato nell’uso comune: bamboccioni. «Io –
afferma il titolare della Funzione pubblica – ho condiviso
Padoa-Schioppa quando ha stigmatizzato la figura dei bamboccioni, anche
se quella sua invettiva mancava di un’analisi più complessa». Secondo
Brunetta, i ragazzi «sono vittime del sistema italiano di
organizzazione sociale. Ci sono i bamboccioni perché le università
funzionano male, perché il welfare funziona male e perché si dà più ai
padri che ai figli». Insomma, «è il sistema sociale che produce i
bamboccioni». Nel mirino del ministro c’è l’egoismo dei padri, che «per
loro si tengono tutte le garanzie e i privilegi, scaricando sui figli
tutti i rischi e così ricattandoli a stare in casa per una sorta di
affettività pelosa e un po’ malata». Brunetta ammette di essere stato
egli stesso un bamboccione («Sono arrivato a 30 anni che non ero capace
di rifarmi il letto») e ipotizza una legge «che obblighi i figli a
uscire di casa a 18 anni». Le parole del ministro non passano
inosservate neanche di domenica. «Sono stato il primo a schierarmi
contro i cosiddetti bamboccioni, ma l’amico Brunetta mi sembra l’abbia
fatta fuori dal vaso», attacca il ministro della Semplificazione
Calderoli, secondo cui la norma proposta del collega di governo
«rappresenterebbe un’ingerenza inaccettabile nella vita delle
famiglie». Quello di Calderoli non è l’unico intervento da parte di un
membro dell’esecutivo. Si segnala infatti la contro-provocazione del
ministro della Gioventù Giorgia Meloni: una legge per imporre a chi è
andato in pensione a 40 anni di dare indietro i soldi presi finora,
così che possano essere reinvestiti creando opportunità per i giovani e
consentendo loro di andare via da casa. La titolare dell’Istruzione
Mariastella Gelmini accusa invece una «certa politica» di aver «illuso
per tanti anni i ragazzi, vendendo loro la possibilità che il settore
pubblico potesse assorbire un numero infinito di persone».
Dall’opposizione, Donadi sottolinea che ai ragazzi «servono lavoro e
formazione», perché «di norme inutili non sanno che farsene».