BUROCRAZIA FISCALE / Distratto sì, ma l’ipoteca è troppo
Questa è una storia d’abusi e di soprusi. È una vicenda di tasse
occulte. È infine la cronaca d’una settimana andata per rovescio: la
mia. Ne parlo qui perché la medesima disgrazia colpisce milioni
d’italiani, ciascuno inconsapevole della disgrazia altrui, e spesso
pure della propria. Quantomeno ci sentiremo meno soli.
Il viaggio
nel girone dantesco della burocrazia fiscale comincia con uno squillo
al cellulare. È una funzionaria della banca che tiene in custodia i
miei quattrini. Gentile, però piuttosto imbarazzata. Dice: «Professore,
per quella pratica di fido ci siamo dovuti fermare. Lei ha un’ipoteca
sulla casa». «Lo so, è legata al mutuo». «Non quella, ce n’è un’altra:
un’ipoteca legale». Per un attimo mi manca il fiato in gola. Poi
chiedo: «Da quando? E chi l’avrebbe iscritta?». «Equitalia Gerit, dal
gennaio 2009. Ma venga in banca, ne parliamo di persona».
Per gli
italiani Equitalia è un po’ come la Spectre, un’organizzazione
invisibile e implacabile; ma senza James Bond a difenderci dalle sue
trappole infernali. Prima di correre in banca cerco di procurarmi
qualche informazione navigando in Rete. Scopro così che la mia
disavventura non è affatto isolata: nei forum online c’è perfino il
caso d’un signore che si è ritrovato un’ipoteca sul groppone per un
debito della sua defunta madre, mandato all’incasso dopo sette anni dal
decesso, e ovviamente senza nessun preavviso. Per scrupolo, getto
un’occhiata anche alla homepage di Equitalia, dove campeggia una
scritta a lettere maiuscole: «Un paese più giusto». Meno male, sai che
danni se invece volessero renderlo più ingiusto.
La funzionaria della banca è comprensiva, anche se non
rassicurante. «C’è mezza Roma nelle sue stesse condizioni – dice – e
tutti quanti vengono a sapere dell’ipoteca sull’immobile o del fermo
amministrativo della loro autovettura sempre per caso, e sempre a cose
fatte. Il motivo? Per lo più si tratta d’infrazioni al codice
stradale». E già, Sua Maestà la multa. Qualche anno fa a Roma è stata
effettuata una ricerca: su 2 milioni di vetture immatricolate (e
250mila automobilisti che ogni giorno sbarcano da fuori), i posti auto
sono poco più di 100mila. Invece la scorsa settimana Adnkronos ha
diffuso numeri aggiornati: 24 contravvenzioni al minuto elevate dai
vigili urbani, una tassa occulta di 76 euro per ogni cittadino, ai
comuni le multe fruttano più delle addizionali Irpef. Tanto che le
iscrivono sul bilancio preventivo, guai se gli italiani diventassero
disciplinati come altrettanti soldatini, sarebbe bancarotta. A Verona,
per citare un solo esempio, prevedono d’incassare 13 milioni nel 2010,
contro i 9 dell’anno passato. Anche perché i comuni giocano a “Lascia o
raddoppia?”: dopo 60 giorni il tuo debito s’impenna. Se applicassimo
questa stessa regola con i nostri debitori, verremmo processati per
usura; ma l’usura di stato no, non è reato.
«L’ipoteca vale quasi 6mila euro, il doppio delle cartelle
esattoriali non pagate – dice la funzionaria – Ma per saperne di più
vada agli uffici di Equitalia, è una tappa obbligata del calvario».
Faccio così, che altro potrei fare. Anche se è assurdo iscrivere
ipoteca per un valore infimo rispetto al valore dell’immobile. Anche se
varie sentenze delle commissioni tributarie dichiarano illegittima
l’iscrizione ipotecaria sotto gli 8mila euro, dato che comunque
l’esecuzione immobiliare può attivarsi soltanto per importi superiori.
Sicché il giorno successivo mi presento in via Cristoforo Colombo,
numero civico 271. Qual è la pulsantiera del mio numeretto?
Informazioni, è di quelle che ho bisogno. Però mentre tutti gli altri
sportelli chiudono alle 13 e 30, la fila per le informazioni era
bloccata già alle 11, dieci minuti fa. Per forza, è su questa fila che
c’è ressa. La maggior parte di noialtri è come il protagonista del
Processo di Kafka, non sappiamo nulla del capo d’imputazione che ci
pende sulle spalle.
Trovo un’impiegata che caracolla nell’androne, presa d’assalto dal
popolo dei contribuenti. «Ma è possibile iscrivere ipoteca senza un
preavviso, un avviso, un postavviso?» le chiedo facendomi largo fra gli
astanti. «Da qualche mese no, c’è una legge che lo vieta. Ma in passato
non ne eravamo obbligati. Comunque aspetti un po’, se resta tempo
smaltiremo pure le richieste di chi è senza numeretto». Così, tre ore
più tardi, vengo a conoscenza dei miei carichi pendenti: 8 multe, una
tassa sui rifiuti urbani. Cartelle esattoriali che non ho mai ricevuto,
ma che il sistema bizantino delle notifiche presunte dà per notificate:
loro ti lasciano una cartolina gialla nella buca delle lettere, poi se
tu non vai alle Poste a ritirare il plico, fatti tuoi. Oppure cartelle
esattoriali sulle quali avevo proposto istanza di sgravio al prefetto
per avvenuta prescrizione, ricorso al giudice di pace, appello alla
commissione tributaria.
Parlo di tutto questo al mio avvocato, il giorno dopo ancora. E
insieme mettiamo a fuoco la diabolica alternativa cui Equitalia mi
costringe. Per cancellare l’ipoteca dovrò infatti anzitutto estinguere
il mio debito, sicché delle due l’una: o aspetto qualche secolo le
risposte giudiziarie, e intanto mi tengo sul collo un’ipoteca ingiusta;
oppure chiedo immediatamente di cancellare l’ipoteca, pagando tuttavia
un debito ingiusto. E se nel frattempo avessi messo casa in vendita? Se
avessi accettato una caparra di 50mila euro, firmando un preliminare di
compravendita, senza sapere che la casa è ipotecata? L’acquirente,
effettuate le visure catastali, avrebbe avuto tutto il diritto di
rescindere il contratto, obbligandomi a restituirgli il doppio della
caparra. Un bell’affare.
A questo punto metto da parte la mia vicenda privata, tanto vivo o
morto dovrò venirne fuori. E infilo una filastrocca di domande, dando
voce ai nostri concittadini senza voce. Quante ore di lavoro ci fa
perdere, in coda da un ufficio all’altro, questo stato esattore? Quanto
denaro per commercialisti e avvocati? Quanto rallenta la compravendita
dei beni mobili e immobili l’esigenza di liberarli da una zeppa
tributaria? Ed è conforme allo stato di diritto questa sanzione
segreta? Le associazioni di consumatori non hanno nulla da eccepire? E
che ne pensa il governo della semplificazione burocratica, fiscale,
normativa? Che ne pensano i ministri Brunetta, Tremonti, Calderoli?
Fateci sapere, per favore. Magari con un fax, delle Poste è meglio non
fidarsi.