Buste biodegradabili, a Napoli arriva il “pezzotto”
Buste biodegradabili? A Napoli ci sono anche quelle “pezzotte”, inquinanti ovviamente. Costano di meno, sono molto simili alle originali ma non sono riciclabili . Contengono alcune sostanze chimiche che ne cambiano le caratteristiche di base ma non hanno nulla a che fare con quelle pro-ambiente. Sulle bancarelle dei mercatini partenopei ed in alcuni negozi è un vero e proprio boom, in baffo alle normative della Comunità Europea. In realtà la questione dei sacchetti biodegradabili per la spesa ha generato una gran confusione tra i cittadini: bisognerebbe tenere a mente la differenza tra biodegradabili e non compostabili, tra Oxo biodegradabile e la tecnologia Ecm. Fino a questo momento si è cercato di scoraggiare l’utilizzo di buste pseudo-biodegradabili che al momento non risultano essere fuorilegge e non commerciabili. Fatto sta che molte vengono spacciate come riciclabili e biodegradabili, ma le proprietà chimiche non combaciano con le apposite normative. Un discorso a parte meritano le buste per la raccolta differenziata: in questo caso il discorso è molto chiaro. I rifiuti della categoria umido devono essere gettati in sacchetti rigorosamente compostabili. “ C’è un gran caos sulle denominazioni e la confusione per i cittadini è totale – commenta l’avv. Angelo Pisani, Presidente di NoiConsumatori.it -. Secondo noi in primis, è inconcepibile dover pagare il sacchetto per fare la spesa, dovrebbe continuare ad essere gratuito come è sempre stato al di là delle sue caratteristiche chimiche. A questo punto perché non utilizzare i sacchetti di tela di una volta? Sono molto più ecologici ed una volta acquistati per pochi spiccioli durano per moltissimo tempo, inoltre possono essere lavati e non gettati. Immaginiamo che risparmio di denaro e che beneficio per l’ambiente”.
“Concordiamo con il ricorso presentato da Legambiente al Garante della Concorrenza e del Mercato sull’illegalità della vendita di buste di plastica modificate con sostanze chimiche e spacciate per biodegradabili. E ci appelliamo al Ministero dell’Ambiente affinché chiarisca rapidamente gli shopper pro-ambiente e quelli nocivi. Inoltre chiediamo che venga eliminata la commercializzazione dei biosacchi e che vengano distribuiti gratuitamente”- conclude Pisani.
Educare il consumatore è possibile La nostra iniziativa attiva da due anni ritiene che i cittadini consumatori debbano essere informati sui danni ambientali che l’usa e getta arreca all’ambiente e sul costo occulto di quanto ci viene dato apperentemente gratis ma che chi ricade due volte sulle nostre tasche a livello economico in fase di acquisto e smaltimento. Sul sito di porta la sporta un comunicato che argomenta la nostra posizione su cui ci auguriamo convengano presto le associazioni dei consumatori. http://www.portalasporta.it/comunicati_stampa/2011/trim_1/divieto_come_stimolo_per_cambiare.pdf